Il tribunale del riesame di Agrigento ha annullato per la seconda volta il sequestro della discarica di Siculiana dei fratelli Catanzaro. Gli avvocati della società ancora una volta hanno dimostrato la piena legittimità dell’impianto sia sotto il profilo delle autorizzazioni che del rispetto delle matrici ambientali.

I tre fratelli Catanzaro e la società sono difesi dagli avvocati Roberto Mangano, Angelo Mangione, Vincenzo Giacona, Riccardo Rotigliano, Antonella Paternó e Fabio Anile.

La nota della società

La società ha diramato una nota nella quale esprime “soddisfazione per la decisione del giudice”. “Nella giornata di oggi il Tribunale del riesame di Agrigento, accogliendo le tesi del collegio difensivo, ha disposto il dissequestro della discarica di contrada Matarana, a Siculiana. I sigilli erano scattati lo scorso 30 novembre. L’impianto era stato già oggetto di un identico provvedimento nel luglio del 2020, poi annullato nel settembre dello stesso anno. A confermare che l’impianto non poteva essere sottoposto a sequestro fu successivamente, nel marzo del 2021, la Cassazione, che respinse il ricorso della Procura. La società accoglie con soddisfazione la decisione del giudice, che consente all’impianto di tornare a rendere il proprio servizio alla comunità e ai tanti lavoratori impegnati nella gestione dello stesso di tirare un sospiro di sollievo rispetto al proprio futuro”.

A fine novembre il sequestro

A fine novembre il Noe di Palermo e i carabinieri di Agrigento hanno eseguito un decreto di sequestro preventivo a carico della discarica di contrada Matarana, tra Siculiana e Montallegro (nell’Agrigentino), di proprietà della famiglia Catanzaro su ordine del gip del Tribunale di Agrigento e su richiesta della locale Procura.

Tre gli indagati. Il provvedimento chiude una prima fase di indagini, condotte a partire dall’anno 2018 dai carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico di Palermo e dirette dalla Procura della Repubblica di Agrigento, circa le irregolarità tecnico-amministrative dell’impianto e le conseguenti ricadute delle stesse sul territorio, in termini di contaminazione del suolo, delle acque e di pregiudizio per l’ambiente e per la salute pubblica.

Impianto già sequestrato nel luglio del 2020

L’impianto era stato già sequestrato nel luglio del 2020, ma il provvedimento venne annullato in cassazione nel marzo del 2021, perché il gip non aveva tenuto conto in fase di emissione del provvedimento delle obiezioni della difesa.

Adesso un nuovo sequestro preventivo, che potrebbe avere una pesante ripercussione sulla gestione dei rifiuti in Sicilia.

Secondo la nota diffusa dal procuratore di Agrigento, Giovanni De Leo, le attività d’inchiesta proseguono con il Noe “per accertare eventuali altri profili di illiceità, derivanti dalla gestione irregolare. La Procura assicura la massima attenzione ai profili di utilizzabilità residua dell’impianto della ditta Catanzaro volta ad ovviare agli inevitabili disagi per la collettività, derivanti dalla sua chiusura, nel pieno ed integrale rispetto tuttavia delle primarie esigenze di tutela ambientale”.

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