Poliziotti penitenziari aggrediti. Continuano i casi in Sicilia e continuano le proteste dei sindacati. L’ultimo episodio ad Agrigento: due poliziotti feriti con una lametta. “Lo abbiamo detto in tempi non sospetti, che oramai le carceri sono delle trincee dove i Poliziotti rischiano la vita in ogni momento”. Queste sono le parole della segreteria regionale della UILPA Polizia Penitenziaria Sicilia, dopo l’aggressione a due poliziotti avvenuta al carcere Pasquale Di Lorenzo di Agrigento.

L’aggressione

“Purtroppo le teorie della rieducazione di ministri, capi dap, professori, garanti dei detenuti, unite al buonismo di certa parte politica – commentano dalla UILPA Polizia Penitenziaria Sicilia – si scontrano con la realtà di violenza che oramai dilaga nelle nostre prigioni. Il personale di Polizia Penitenziaria ha subito l’aggressione – chiosano dalla Segreteria Regionale UILPA Polizia Penitenziaria Sicilia – perché un detenuto si è rifiutato di essere trasferito in altra sede, scagliandosi contro un Sovrintendente ed un ispettore, ferendo entrambi con una lametta abilmente celata dentro la bocca”.

La protesta del sindacato

“Mentre la politica pensa alle stanze dell’amore per i detenuti, – concludono dal sindacato regionale di settore Uil,- nelle carceri ancora una volta la fortuna, unita alla grande professionalità ha evitato la cronaca di una tragedia, perché se i Poliziotti non avessero avuto la prontezza di riflessi nello schivare i fendenti, oggi probabilmente faremmo la conta dei morti”.

Stato di agitazione all’Ucciardone

“Il coordinamento nazionale polizia penitenziaria ha proclamato lo stato di agitazione e la rottura dei tavoli di contrattazione con la direzione della casa di reclusione ‘maresciallo Di Bona’ dell’ex Ucciardone. Ci troviamo di nuovo a  dover rompere le trattative con la direzione del vecchio carcere borbonico”. Lo dichiara il segretario provinciale del Cnpp Maurizio Mezzatesta.

Il muro di gomma

“Negli ultimi diciotto mesi numerosi sono state le note sindacali a tutela del personale di polizia penitenziaria inviate alla direzione con l’intento di migliorare le condizioni di lavoro, fin qui sotto certi aspetti mortificanti con i carichi di lavoro eccessivi e prolungamento dell’orario di lavoro oltre il massimo consentito in una struttura che ha pochissimo di tecnologico e verosimilmente non al passo con i tempi – continua Mezzatesta -. Abbiamo sempre dato il nostro supporto, proponendo anche soluzioni ad alcuni disagi che ancora  non sono stati risolti, come la soppressione di riposo e congedi che vanno a  penalizzare principalmente la  famiglia”.

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