I depositi di un museo sono un mondo a parte: spesso si riescono a trovare pezzi particolari, reperti dimenticati, oggetti che non trovano spazio nell’esposizione abituale. Non sono pezzi di importanza minore, semplicemente sono avulsi dal percorso museale. Ma altrettanto spesso nascondono storie importanti. Come la bellissima quanto inusuale collezione di “FuORIpercorso” attualmente esposta al Museo archeologico Pietro Griffo di Agrigento, mostra curata da Giuseppe Parello, Carla Guzzone, Donatella Mangione, promossa dal Polo Museale con il sostegno di CoopCulture.
Il Museo si racconta dunque, al di là del percorso espositivo tradizionale, scegliendo e valorizzando alcuni tra i più significativi materiali presenti nei suoi depositi, con particolare attenzione ad una selezione di reperti in oro (con cui gioca figurativamente il titolo della mostra). Aureo, per esempio, è il diadema ellenistico che apre la narrazione, decorato da foglie di quercia in lamina di squisita fattura; auree sono ancora, le 204 monete bizantine che compongono il tesoretto (dal V al VII sec. d.C.) scoperto in un vaso in terracotta nel 1939 nel territorio di Racalmuto. Tra i reperti, numerosi esempi di solidus che potrebbe definirsi “il dollaro del Medioevo” perché in uso in tutto il Mediterraneo fino all’XI secolo: una moneta in oro puro istituita dall’imperatore Costantino nel IV secolo e da cui discendono sia i sistemi monetali del mondo germanico occidentale che quelli dell’Oriente islamico. Accanto ai solidi, il tesoro contiene anche monete di taglio minore: il semissis (metà del solidus), il tremissis (un terzo del solidus) e un rarissimo semi-tremissis. Tutte queste monete avevano un fortissimo potere d’acquisto: il valore complessivo del tesoro corrispondeva al reddito annuo di una trentina di famiglie modeste, oppure a otto giorni di stipendio del prefetto bizantino.
E in oro massiccio è anche l’anello (recentemente donato al Museo dai proprietari agrigentini nel cui terreno fu scoperto) forse appartenuto ad una fanciulla diciassettenne sepolta in un sarcofago litico con iscrizione (II – III sec d.C.) interrato nella necropoli romana fuori Porta Aurea.
Sempre in mostra, una selezione di monili di varie epoche (dall’VIII al VII sec. a.C.) e di diversi materiali, dal bronzo alla pasta vitrea policroma, alle pietre dure, che gettano uno sguardo trasversale nel campo dell’ornamentazione femminile, con esemplari spesso caratterizzati da una sorprendente attualità. La mostra durerà fino al 24 marzo. Ma è solo il primo passo di un progetto più ampio di valorizzazione delle straordinarie collezioni del museo, che ci si propone di proseguire negli anni a venire.
La mostra sarà visitabile tutti i giorni, dalle 9 alle 13. Ingresso gratuito.
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