Un sistema creato dall’Europa per risolvere l’emergenza migranti che ha come unico effetto quello di aumentare la clandestinità. E’ il sistema degli Hotspot, entrato in funzione tra la fine del 2015 e l’inizio di quest’anno, che nel giro di pochi mesi non ha fatto che incrementare il numero di migranti considerati irregolari e respinti con foglio di via. Un meccanismo ai limiti della legalità che contravviene alla Convenzione di Ginevra. Se ne è parlato stamattina nel corso della conferenza organizzata da Sinistra Italiana, dall’Arci Palermo e dalle associazioni Diritti e Frontiere, L’altro diritto Sicilia e Borderline.
Secondo i dati della commissione parlamentare d’inchiesta sul sistema di accoglienza, dal 1 gennaio al 15 febbraio di quest’anno – periodo di entrata in vigore del sistema Hotspot – il numero di stranieri rintracciati in posizione irregolare sono stati 5.254, quasi il doppio di quelli registrati nello stesso periodo del 2015 (3.666 persone), quando gli Hotspot non esistevano.
“A fronte dello stesso numero di sbarchi, intorno ai 7.800 sia nei primi due mesi del 2015 che nello stesso periodo di quest’anno – spiega il vicepresidente della commissione Esteri e segretario della commissione parlamentare d’inchiesta sul sistema di accoglienza Erasmo Palazzotto di Sinistra italiana – il numero dei migranti segnalati come irregolari e quindi respinti è quasi raddoppiato. Si tratta di quelli che vengono definiti “migranti economici”, che non hanno quindi diritto allo status di rifugiato. Al momento dello sbarco, vengono fatte loro domande sommarie sul paese di provenienza e nella maggior parte dei casi vengono classificati come irregolari a cui non può essere concesso diritto di asilo. Entro 48 ore viene dato loro il foglio di via e vengono accompagnati alle stazioni ferroviarie, dove hanno l’obbligo di lasciare il paese entro sette giorni. Lì vengono abbandonati, senza denaro e lasciati in un limbo dove non possono né andare via né restare in Italia. Una parte di loro fugge e se ne perdono le tracce, andando quindi a ingrossare le fila dei cosiddetti clandestini. Quello degli Hotspot è quindi una vera e propria macchina di clandestinità”. Attualmente gli Hotspot operativi in Italia si trovano tutti in Sicilia, a Lampedusa, Trapani e Pozzallo.
“La mancata partenza del sistema Hotspot non stupisce, dato che si trattava di un accordo evidentemente inapplicabile come d’altronde il Regolamento di Dublino – dichiara Fausto Melluso di Arci Palermo – quello che stupisce è che nessuno si stia rendendo conto stiamo procedendo a clandestinizzare intere fasce di migranti, che vengono ritenuti migranti economici in maniera presuntiva e abbandonati vicino alle stazioni. I provvedimenti di respingimento differito che queste persone subiscono sono dichiarati illegittimi nella totalità dei casi e sono evidenti i profili di incostituzionalità. Tuttavia le Questure continuano a emetterli. Lo fanno nel tentativo di allontanare le persone dai percorsi di accoglienza, col risultato che migliaia di persone appena sbarcate, con i traumi fisici e psicologici del viaggio ancora addosso, sono per le nostre strade ma devono nascondersi. A chi giova tutto ciò? A chi deve speculare sulla loro pelle ma espone tutti, i migranti in primis, a rischi per la salute, per la sicurezza e per l’ordine pubblico. Queste persone, se non vengono intercettate da reti di solidarietà private, dovranno infatti campare nascondendosi dallo stato senza aver fatto nulla di male. A Palermo grazie al numero verde dell’Arci Nazionale sono stati intercettati decine di casi del genere e, grazie ad una rete, si è riuscito ad offrire ai migranti tutela legale e sopperire ai bisogni primari. L’unica struttura che può ospitarli oggi è però la missione di Biagio Conte, una struttura che nonostante gli sforzi degli operatori è satura”.
“Le persone a cui viene impedito negli Hotspot di chiedere diritto d’asilo, che vengono poi rintracciati dalle associazioni come la nostra e messa nelle condizioni di chiedere asilo politico, lo fa – aggiunte Alessandra Sciurba di L’altro diritto Sicilia – è quindi evidente che la classificazione tra migranti economici e aventi diritto d’asilo viene fatta il maniera totalmente sommaria e svolta dai funzionari della Polizia di Stato, che secondo le direttive europee non sono nemmeno legittimati a farlo”.
“Purtroppo in questa fase – commenta Fulvio Vassallo Paleologo dell’associazione Diritti e frontiere – verifichiamo come alcune questure, come quella di Agrigento, continuano ad adottare piani di respingimento ed espulsione sconfessate oltre che dalla magistratura anche da una recente circolare dello stesso ministero dell’Interno, che in alcune province siciliane restano lettera morta”.
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