Ha sparato con una carabina ad aria compressa, poi, non contento li ha accoltellati con una lama da ben 48 centimetri e ad uno dei due ha praticamente tagliato un braccio. Una lite tra familiari scoppiata a Castrofilippo, piccolo centro dell’Agrigentino è culminata nel sangue con una persona rimasta gravemente ferita a un braccio che gli è stato quasi tranciato con un coltello a lama lunga, quasi una sciabola.

La lite esplosa in strada

La lite è divampata tra sabato e domenica scorsa tra alcuni nomadi camminanti. G.R., 56 anni, e P.R., 32 anni, si sono affrontati in strada, a pochi metri dalle rispettive abitazioni ed è poi intervenuto in difesa del secondo G.G., 43 anni.

Ma lo scontro non è stato sufficiente a placare gli animi. Il cinquantaseienne, in seguito, è andato a casa dove ha preso un fucile ad aria compressa e il lungo coltello. Prima ha sparato alcuni colpi contro gli altri due e poi si è avventato contro G.G., ferendolo al volto col coltello e tranciandogli i tendini del braccio sinistro.

Recuperate le armi usate nel tentato omicidio

I carabinieri hanno recuperato le armi e hanno arrestato il feritore che nella comunità dei nomadi camminanti è conosciuto come l’arrotino. G.R., tratto in arresto dai Carabinieri e rinchiuso dall’alba di domenica nel carcere di Enna, ha visto aggravarsi la propria già pesante posizione: per la Procura della Repubblica di Agrigento l’accusa è di tentato omicidio pluriaggravato, per rispondere della quale il fermato comparirà nelle prossime ore davanti al GIP.

Il ferito trasferito a Palermo per tentare di salvargli il braccio

I medici dell’ospedale di Canicattì hanno assegnato a P.R. una prognosi di 15 giorni, mentre per G.G. si sono riservati la prognosi, disponendo il suo trasferimento nell’ospedale Civico di Palermo dove, con un delicato intervento chirurgico, tenteranno di restituirgli la funzionalità del braccio.

G.R. è adesso accusato di tentativo di omicidio pluriaggravato.