A Favara il presidente della regione Musumeci incontra la comunità ucraina. Sono 54 i profughi fuggiti dalla guerra ospitati nella galleria d’arte diffusa.
I profughi al Farm Cultural Park
Musumeci, a chiusura della visita istituzionale nell’Agrigentino, ha incontrato un gruppo di cittadini ucraini alla Farm Cultural Park di Favara in occasione di una Giornata dedicata all’accoglienza e allo scambio culturale, accompagnato dall’assessore regionale alle Autonomie locali, Marco Zambuto, dalla presidente della commissione Ambiente dell’Ars, Giusy Savarino, dal sindaco Antonio Palumbo e dalla presidente del consiglio comunale, Miriam Mignemi.
Grato ai favaresi
“Sono grato alla comunità favarese che sta dimostrando uno straordinario impegno di accoglienza e di calore umano, come tante altre realtà sul territorio siciliano. Da commissario delegato dello Stato per l’emergenza dell’Ucraina ho potuto constatare che le migliaia di profughi giunti in Sicilia in questi ultimi mesi hanno trovato ampia disponibilità, grazie alla rete di connazionali già presenti in Sicilia. L’augurio è che la ragione possa presto prevalere sull’arroganza, che la diplomazia possa vincere la partita e che questo popolo aggredito possa tornare a vivere in serenità. Tutti i cittadini ucraini devono sapere che qui troveranno accoglienza, apertura, conforto e disponibilità, che non potranno mai compensare il calore del contesto e degli affetti che la patria offre”.
I profughi a Favara, Bivona e San Cataldo
Nel quartiere trasformato in galleria d’arte diffusa e in motore culturale della zona da Andrea Bartoli e dalla moglie Florinda Saieva, i 54 profughi fuggiti dalla guerra, accolti a Favara, Bivona e San Cataldo, hanno trovato un luogo di aggregazione e socializzazione, con numerose attività rivolte alle donne e ai bambini. “Ho deciso di combattere la guerra con la mia gentilezza”, ha sottolineato nel suo messaggio Paulina, un’adolescente ucraina che ha rivolto al presidente Musumeci il saluto di tutte le famiglie presenti, manifestando gratitudine per l’amicizia ricevuta dalla popolazione e tanta voglia di superare il trauma della guerra e operare per costruire un clima di pace.
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