“La confessione dell’omicidio è contraddittoria e reticente”: il gip convalida l’arresto del poliziotto che ha sparato al figlio a Raffadali, uccidendolo, e che resta in carcere.

La confessione non convince il giudice

La confessione dell’indagato, che subito dopo ha chiamato i carabinieri dicendo dove si trovava e facendosi arrestare mentre era seduto su una panchina, non convince del tutto il giudice che sottolinea alcune contraddizioni ipotizzando che, in un primo momento, volesse sottrarsi all’arresto essendosi allontanato e avendo compiuto il gesto con un cappuccio in testa oltre all’obbligatoria mascherina che gli copriva il viso.

L’uomo ha negato di avere premeditato il gesto

L’uomo ha negato di avere premeditato il gesto dicendo di avere perso il controllo dopo anni di minacce e aggressioni da parte del figlio, da lui denunciato per estorsione e maltrattamenti, in seguito alle continue richieste di denaro con precedenti percosse e minacce.

Per il gip “non è credibile la tesi di un gesto d’impeto”

Ma per il gip del tribunale di Agrigento, Micaela Raimondo, “Gaetano Rampello, pur avendo subito aggressioni da parte del figlio, ha omesso la sua natura violenta tanto da essere stato denunciato dall’ex moglie. Non è credibile la tesi di un gesto d’impeto e non premeditato. Dal video si vede, infatti, che l’arma è occultata e già scarrellata e pronta per l’uso. E’ stata un’azione pervicace, ha colpito la vittima alle spalle e quando era a terra indifesa”.

Ha sparato al figlio alle spalle e poi mentre era a terra

Inoltre, sempre secondo il giudice, Gaetano Rampello avrebbe potuto fargli una ricarica postepay, anziché presentarsi all’appuntamento per dargli i soldi richiesti visto che, peraltro, aveva un impegno legato all’affitto di un immobile. Dal video, peraltro, “non si vedono azioni particolarmente violente commesse dal figlio“. Il magistrato sottolinea anche che l’azione “è stata pervicace visto che ha sparato prima alle spalle del figlio e poi ripetutamente sul corpo indifeso a terra”.

Cosa sostiene il poliziotto

Ma l’omicidio, secondo la versione dell’indagato, sarebbe la conseguenza dell’ennesima aggressione e di una vera e propria rapina: il giovane avrebbe preteso altri soldi sfilandogli il portafogli con la violenza.

Cosa mostrano le immagini di videosorveglianza

La battaglia processuale fra la difesa, rappresentata dall’avvocato Daniela Posante, e la Procura – l’inchiesta è coordinata dal pubblico ministero Chiara Bisso -, si concentra sulla premeditazione del gesto. Il giudice, in questa fase, ha aderito alla tesi dell’accusa. Il fatto che la pistola fosse già priva di sicura e occultata in uno zaino – come si vede, sostiene il giudice, dalle immagini di videosorveglianza – escluderebbe un gesto estemporaneo.

La confessione “non è priva di contraddizioni”

La misura cautelare applicata, quindi, è quella massima visto che la stessa confessione, secondo il gip Micaela Raimondo, “non è priva di contraddizioni”. Il poliziotto avrebbe omesso di dire che anche lui era stato accusato, in passato, di violenze nei confronti dell’ex moglie e dello stesso ragazzo. Concluso questo passaggio l’inchiesta approderà al tribunale del riesame.

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