Rischio disastro ambientale a Licata. Nei giorni immediatamente successivi all’incendio dell’impianto di stoccaggio di rifiuti speciali e pericolosi gestito da Omnia i livelli di diossina hanno superato di cinquemila volte il limite massimo indicato dall’Organizzazione mondiale della Sanità: 499.749 femtogrammi per metro cubo quando l’Oms ritiene pericoloso il limite di 100 fg per metro cubo.

Il dato rilevato all’Agenzia per l’Ambiente

Il dato rilevato dall’Arpa è stato diffuso dall’associazione “A Testa Alta” che è intervenuta per sollecitare “l’avvio, da parte della stessa agenzia per l’Ambiente e del Dipartimento di Prevenzione dell’ASP di Agrigento, di varie attività, tra cui quelle volte alla determinazione delle diossine nelle aree interessate dalla ricaduta dei prodotti di combustione dell’incendio e, più in generale, opportune iniziative dirette a offrire una più accurata e tempestiva informazione verso la comunità licatese.

I dati sono stati comunicati il 2 febbraio dall’Arpa relativamente agli accertamenti per la determinazione di policlorodibenzodiossine (PCDD) e policlorodibenzofurani (PCDF), espletati nei giorni dal 22 al 24 gennaio 2024 attraverso due campionatori ad alto flusso posizionati rispettivamente a circa 100 metri e 150 metri dal confine sud dell’area su cui insiste l’impianto di stoccaggio.

L’impianto a ridosso di coltivazioni

L’impianto sorge a ridosso della strada statale 115, molto transitata e nelle immediate vicinanze vi sono anche moltissimi fondi rustici adibiti a coltivazioni agricole destinate al commercio all’ingrosso o al dettaglio e, a circa 600 metri, vi è addirittura una casa di riposo per anziani.

“Ciò che è accaduto a Licata dopo l’incendio nel deposito di ingombranti, e conseguentemente  ciò che si è detto o meglio non detto raffrontato con gli allarmanti dati Arpa ha dell’inverosimile. Al di là del si poteva o del cosa si è fatto, per cui ci sarà tempo, c’è una situazione ed occorre affrontarla” dice preoccupato Carmelo Pullara, Presidente regionale della dc e licatese.

Chiedere un intervento della Regione

“Suggerisco, quali massime autorità sanitarie delle rispettive comunità, al sindaco di Licata ed al suo assessore alla salute, al pari dei sindaci di Palma, Ravanusa, Campobello, Butera quali capi della salute dei cittadini di chiedere al Presidente Schifani, di interessare gli assessorati salute e territorio ed ambiente congiuntamente al dipartimento protezione civile al fine di delegare all’Asp di Agrigento con risorse aggiuntive anche tramite strutture private uno screening pneumologico nonché ematologico da ripetere a distanza di 6 mesi per 2 anni a tutta la popolazione che vorrà aderire. Non c’è polemica. Non c’è politica!” conclude

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