Quattro anni e un mese di reclusione: è’ la sentenza del gup del tribunale di Agrigento, Giuseppa Zampino, nei confronti di due maestre accusate di aver preso a schiaffi, sculacciate e in una circostanza persino un calcio un bimbo di sei anni un po’ troppo vivace e indisciplinato a causa della sua disabilità che gli comportava un disturbo di emotività.
Disposta interdizione pubblici uffici per 5 anni
Per le due insegnanti, in servizio in un asilo della Città dei Templi, è stata disposta anche l’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni e il pagamento alla persona offesa di una provvisionale immediatamente esecutiva di 20 mila euro.
Il pm Gaspare Bentivegna aveva chiesto la condanna a sei anni di carcere. Alla richiesta si era associato anche la parte civile, la mamma del piccino. La donna, madre del piccolo disabile, insospettita dai lividi sul corpo, aveva presentato una denuncia ai carabinieri che avevano avviano un’indagine e piazzato – dal 3 al 20 febbraio del 2020 – delle telecamere nascoste nella classe con cui sarebbero state riprese le due maestre, una delle quali di sostegno, dare botte al bambino.
Nega il diritto ad assistere un disabile, Tar condanna Stato maggiore esercito
Gli era stato negato dal ministero della difesa il diritto di assistere un parente disabile. Un maggiore dell’esercito di Agrigento di 36 anni si è rivolto ai giudici del Tar di Palermo per avere riconosciuto i benefici della legge 104. Nell’istanza il militare aveva descritto in modo dettagliato lo stato di grave necessità in cui versava il familiare portatore di handicap, evidenziando, come gli altri familiari, non avrebbero potuto prendersi cura del familiare bisognoso di assistenza.
Ma quell’istanza era stata respinta poiché la concessione risultava assolutamente incompatibile con le esigenze organizzative e di servizio dello status di militare. Gli avvocati Girolamo Rubino e Giuseppe Impiduglia, che assistono il maggiore hanno affermato che per legge l’amministrazione non può negare al lavoratore il diritto di fruire dei giorni di permesso mensile retribuito neppure per ragioni organizzative, in virtù del fatto che tale beneficio costituisce un diritto soggettivo del lavoratore, pubblico o privato, che deve ritenersi compatibile con qualsiasi attività lavorativa, dunque, anche con lo status di militare.
La nuova norma affida al “referente unico” per ciascun soggetto disabile, il riconoscimento del permesso mensile retribuito a non più di un lavoratore dipendente per l’assistenza alla stessa persona con handicap, non assumendo più rilievo la circostanza che possano esservi anche ulteriori familiari astrattamente idonei a prestare assistenza. I giudici del Tar di Palermo condividendo le tesi del legali ha accolto il ricorso del maggiore e annullato i provvedimenti con cui erano stato negato il diritto. Lo stato maggiore dell’esercito è stato condannato a pagare le spese legali.
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