Si è concluso l’interrogatorio di Carola Rackete, il comandante della “Sea Watch3” sentita in Procura ad Agrigento nell’ambito del primo fascicolo d’inchiesta aperto a suo carico: quello per favoreggiamento dell’ immigrazione clandestina e disobbedienza a nave da guerra.
Un sit-in di solidarietà a Carola Rackete si è svolto davanti l’ingresso del tribunale di Agrigento. A realizzarlo la rete delle associazioni e di liberi cittadini. “Salvare vite in mare non è reato”: questa la scritta in uno degli striscioni tenuto alzato davanti la porta di ingresso del palazzo di giustizia.
Due carabinieri, avvisati dal personale di vigilanza ai varchi del palazzo di giustizia di Agrigento, hanno chiesto, trattandosi dell’area interna, la rimozione dello striscione. Gli attivisti della rete delle associazioni e di libere e liberi cittadini di Agrigento si sono spostati su via Mazzini, la strada antistante Palazzo di Giustizia, e stanno diffondendo un volantino “a sostegno delle azioni di soccorso in mare delle Ong e degli atti di resistenza civile operati da attiviste e attivisti contro il clima di paura nei confronti dello straniero e delle diversità”. E’ intanto comparso un nuovo striscione con la scritta: “Respingiamo mafia e corruzione, non umanità disperata”. .
In considerazione dell’interrogatorio di Carola Rackete, comandante della nave Sea-Watch 3, presso la procura di Agrigento, Amnesty International ha chiesto il “ritiro delle accuse di favoreggiamento dell’immigrazione irregolare e resistenza agli ordini di una nave di guerra”.
“Le infondate accuse mosse contro una giovane coraggiosa e di sani principi mostrano la determinazione con cui le autorità intendono intimidire e stigmatizzare coloro che salvano vite in mare”, ha dichiarato Elisa de Pieri, ricercatrice di Amnesty International sull’Europa meridionale.
“Carola Rackete non ha fatto nulla di male. Soccorrere vite in mare e chiedere un porto per un approdo sicuro è un obbligo contenuto nel diritto internazionale e nella legge italiana. La comandante ha contattato le autorità di tre stati europei solo per sentirsi opporre un rifiuto. Sono le autorità italiane, e con loro quelle di altri stati dell’Unione europea, ad aver violato la legge”, ha aggiunto de Pieri. “L’operato di Carola Rackete andrebbe encomiato e non criminalizzato e le accuse contro di lei devono essere ritirate. L’Unione europea deve trovare una soluzione praticabile per sbarcare e ricollocare le persone soccorse in mare”, ha concluso de Pieri.
“Sono stata molto contenta di avere avuto l’opportunità di spiegare tutti i dettagli del salvataggio del 12 giugno scorso. Spero che la Commissione europea dopo l’elezione del nuovo Parlamento faccia il meglio possibile per evitare queste situazioni e che tutti i Paesi accettino le persone salvate dalle flotte di navi civili”. Lo ha detto l’ex capitana della “Sea Watch3”, all’uscita dal palazzo di giustizia di Agrigento.
Carola Rackete, all’uscita dal Palazzo di giustizia di Agrigento, è stata accolta una applausi e slogan, come “Brava Carola, brava”, da attivisti.
“Carola Rackete, adesso, non è più capitano della Sea Watch3. C’è stato un cambio di equipaggio, del resto fa anche altro nella vita”, ha detto l’avvocato Alessandro Gamberini. L’interrogatorio è durato poco meno di 4 ore.
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