Il suicidio del figlio con la pistola d’ordinanza e il processo altrettanto doloroso. Il giudice monocratico del tribunale di Agrigento, Michele Dubini, ha assolto un vigile urbano di Agrigento dall’accusa di omessa custodia di armi. L’agente era finito a processo in seguito al suicidio del figlio 30enne che si era tolto la vita sparandosi con la sua pistola di ordinanza.
Pistola conservata correttamente
La tragedia si consumò nel marzo dello scorso anno, nell’abitazione del Villaggio Mosè dove il giovane viveva insieme ai genitori. Il processo ha dimostrato che il vigile urbano aveva correttamente conservato la pistola di ordinanza.
L’agente suicida a Palermo
Tanti gli episodi tragici che si sono consumati in Sicilia proprio a causa dell’utilizzo delle armi di ordinanza in dotazione a forze dell’ordine e altri corpi. Appena qualche giorno fa a Palermo un agente di polizia, assistente capo di 58 anni, si è tolto la vita con un colpo d’arma da fuoco. Ha fermato la sua auto in via Pandolfini, nella zona di Boccadifalco, è uscito dalla vettura e si è ucciso con la pistola di ordinanza. I primi ad arrivare i suoi colleghi.
A novembre doppia tragedia nel Siracusano
Nel novembre scorso due agenti siracusani, un giorno dietro l’altro, si suicidarono. Il primo a togliersi la vita fu un poliziotto di 48 anni, in servizio al tribunale di Siracusa, trovato impiccato nella sua villetta, in contrada Ognina, zona balneare a sud di Siracusa. Ad accorgersi di lui è stato un altro agente che ha notato dalla strada il corpo penzolante del 48enne. Poche ore prima aveva cenato con altri colleghi, i quali non si spiegarono il gesto. Nelle ore successive, ad uccidersi fu un agente di Polizia penitenziaria in servizio nel carcere di Siracusa che, secondo quanto hanno riferito fonti sindacali, si sparò un colpo in testa con la sua pistola di ordinanza.
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