A Ravanusa il ricordo delle vittime della tremenda esplosione è ancora vivo. A distanza di un anno le urla, la disperazione, la ricerca dei superstiti e dei morti non viene dimenticata. Tanta la commozione in Chiesa madre che ha ospitato ieri sera la commemorazione delle vittime dell’11 dicembre dello scorso anno. Seduti, nelle prime file, i familiari delle vittime e gli sfollati.
Tante le autorità per commemorare la strage di Ravanusa
Dopo la messa il sindaco D’Angelo, le autorità presenti ed i sindaci, hanno deposto una corona di fiori sul luogo del disastro. Presenti alla celebrazione, officiata dall’Arcivescovo di Agrigento, Alessandro Damiano, il prefetto di Agrigento, Maria Rita Cocciufa, il Comandante provinciale dei Carabinieri, il colonnello Vittorio Stingo, il Comandante provinciale dei Vigili del Fuoco, Giuseppe Merendino , il vice questore Cesare Castelli, numerosi sindaci della provincia, i parenti delle vittime, una rappresentanza dei Vigili del fuoco, della Croce Rossa, delle associazioni di volontariato, della Polizia Locale e tanti concittadini.
“Abbiamo coraggio con la fede”
Commosso, straziato dal dolore, non ha fatto altro che annuire alle parole dell’arcivescovo anche il nonno di Samuele, il neonato morto nel grembo di mamma Selene. Luigi Pagliarello, ieri, aveva lanciato un appello al presidente della Repubblica Sergio Mattarella affinchè sia velocizzato l’iter dell’inchiesta della Procura. “E’ passato un anno da quella sera terribile che ha squinternato questo paese – dice l’Arcivescovo Damiano – adesso siamo qui, dopo un anno per presentarci dinanzi al signore e lo facciamo nella memoria delle vittime, dieci vittime, con il piccolo Samuele e lo facciamo in questo giorno che per la liturgia terza domenica di avvento è la domenica della Gioia. Può sembrare fuori luogo parlare di gioia, oggi, ma dobbiamo avere quel coraggio che viene dalla fede. Le ferite sono aperte, ma sono aperte anche le ferite di nostro signore Gesù Cristo. dopo la resurrezione. Le ferite fanno parte della nostra vita e tante volte le cicatrici che lasciano raccontano la nostra storia .Per Gesù risorto, queste ferite sono la prova che, come ci dice La liturgia eseguale, la vita non è tolta ma trasformata e noi vogliamo pensare questo. Noi vogliamo pensare che – conclude l’Arcivescovo- queste nostre sorelle e questi nostri fratelli trasformati, sono viventi in quella città nuova che è la santa Gerusalemme”.
“Una ferita ancora aperta e dolorosa”
“Il mio vuole essere solo un abbraccio alle famiglie – ha detto il sindaco D’Angelo caloroso e rispettoso del vostro dolore e con il mio abbraccio anche quello dell’intera comunità ,non solo quella di Ravanusa, ma dell’intera comunità che in questo anno si è stretta al nostro paese. Questo abbraccio sicuramente non servirà a chiudere una ferita, che come ha detto il nostro arcivescovo è ancora aperta ed è dolorosissima, ma, mi auguro serva a far crescere quella cristiana speranza affinché possiate e possiamo vivere la quotidianità con pace e serenità.
“Momento di dolore affrontato con la preghiera”
“Ringrazio – ha detto ancora il primo cittadino – il nostro arcivescovo per la testimonianza di Fede e la vicinanza, ringrazio don Filippo per i momenti di preghiera che ci hanno dato quest’anno, ringrazio S E il prefetto per la vicinanza espressa alla comunità di Ravanusa, il colonnello Stingo, il questore Iraci, il commissario Castelli, il comandante Merendino, i vigili del fuoco. Ringrazio tutte le autorità presenti, l’on. Giusi Savarino, il governo regionale, il Presidente della Repubblica, il capo della Protezione Civile e il ministro Musumeci, che hanno inviato un messaggio di vicinanza alla comunità di Ravanusa. E’ un momento di dolore che vogliamo affrontare con la preghiera – conclude il primo cittadino- Dio abbia in gloria le dieci anime scomparse, Dio abbia in gloria la comunità di Ravanusa”.
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