Dieci anni di reclusione, interdizione perpetua dai pubblici uffici e interdizione legale durante l’espiazione della pena. A pronunciare la sentenza di condanna a carico del settantunenne Giuseppe Todaro di Montallegro (nell’Agrigentino), accusato di violenza sessuale ai danni di una minore figlia di amici, è stata la prima sezione penale del tribunale di Agrigento, presieduta dal giudice Alfonso Malato.
Condannato anche al risarcimento dei danni in favore delle parti civili, Focus group Onlus compresa. All’uomo è stata inoltre applicata la misura di prevenzione personale del divieto di svolgere lavori che prevedano un contatto abituale con minori, nonché all’obbligo di tenere informati gli organi di polizia sulla propria residenza e sugli eventuali spostamenti per un anno dopo l’esecuzione della pena.
L’accusa aveva chiesto 6 anni di reclusione
Il pm Elettra Consoli, contestando all’imputato di aver adescato una bambina di 9 anni, vittima di abusi, aveva chiesto, lo scorso primo giugno, la condanna a 6 anni di reclusione.
Richieste a cui si erano associati i difensori di parte civile Fabio Inglica Modica e Floriana Salamone, mentre il difensore di Todaro, l’avvocato Giuseppe Lo Gioco, aveva replicato al pm sostenendo che si trattava di ricostruzioni non veritiere e piene di suggestioni.
Le indagini sono state avviate dai carabinieri dopo avere raccolto le denunce della madre e della nonna della piccola.
Abusi sessuali su una ragazzina, condannato un soccorritore
Pochi giorni fa a Palermo il gip Filippo Serio ha condannato un soccorritore del 118 accusato di abusi sessuali nei confronti di una ragazzina che era stata trasportata in ospedale per forti dolori all’addome.
Il sanitario, non un medico, aveva deciso di eseguire una visita ginecologica. Una scelta che ha molto turbato la madre che si trovava nel mezzo di soccorso insieme alla figlia. Le due residenti alla Zisa non appena sono arrivati all’ospedale Civico hanno denunciato quanto successo. Si sono costituite parti civili. La procura aveva chiesto una pena più severa.
Il giudice oltre alla condanna ha disposto l’interdizione in perpetuo dallo svolgere lavori uguali o simili al suo vecchio incarico. Il fatto, però, è stato ritenuto di lieve entità, tanto da ottenere la sospensione condizionale della pena dietro il pagamento di una provvisionale per il risarcimento dei danni.
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