Ciro Lomonte
Ciro Lomonte è laureato in Architettura e appassionato di storia e arte della Sicilia, dal 2009 è docente del Master di II livello in Architettura, Arti Sacre e Liturgia presso l’Università Europea di Roma.
Un reliquiario contemporaneo tra fede, tradizione e poesia a Palermo
A Palermo, domenica 29 giugno, ci sarà un appuntamento speciale che mescola arte, devozione e memoria collettiva: una manifestazione in onore di Sant’Eligio, patrono degli orafi e degli argentieri. Si terrà nella piazzetta omonima, a due passi da piazza San Domenico. Dalle 16:00 alle 19:30 si alterneranno la banda “I Fiati della Normanna”, la presentazione della statua lignea dell’Immacolata (ricoperta d’argento da Piero Accardi e Giovanni Diluvio, offerta dal gemmologo Carlo Barraja), la celebrazione della messa e un intervento di Patrizia Di Dio, presidente di Confcommercio Palermo.
Un evento dal sapore antico, che punta a una causa concreta: la ricostruzione della chiesa di Sant’Eligio, oggi ridotta a ruderi. Un modo per riportare in vita uno spazio sacro alle maestranze orafa e argentiera palermitane e dare nuova linfa a un sapere artigiano che rischia di perdersi.
Ma questo non è solo una questione di mattoni. È una questione di anima.
L’asinello e la santità
In questo scenario si inserisce un progetto artistico e spirituale: la creazione di un reliquiario dedicato a San Josemaría Escrivá, fondatore dell’Opus Dei, che visitò Palermo nel 1949 e fu canonizzato nel 2002. Il progetto, ideato da chi scrive e realizzato dall’argentiere Piero Accardi con la collaborazione fondamentale dello scultore di Vighen Avetis, un artista armeno trapiantato a Firenze, è un piccolo capolavoro che porta con sé una potente metafora: quella dell’asinello.
Non uno qualunque: l’“asinello della noria”, l’animale paziente che girava monotonamente ma fedelmente in tondo azionando il meccanismo che portava su l’acqua dal pozzo. Un’immagine usata da San Josemaría stesso per descrivere la perseveranza e la dedizione nel lavoro quotidiano, anche quello nascosto, umile, faticoso. Come scriveva: “Benedetta perseveranza dell’asinello di nòria! Sempre allo stesso passo, sempre gli stessi giri…”
Una scultura che racconta
Il reliquiario non è il semplice contenitore di un frammento dei denti. È un racconto per immagini: la reliquia è inserita in una ruota con cucchiai stilizzati per attingere l’acqua, simbolo di fecondità spirituale. Un piccolo somaro in fusione d’argento si tende nello sforzo, mentre la base evoca l’acqua che scorre. C’è persino un bocciolo di rosa, omaggio della “Patruna” (la Madonna), come premio al fedele animale.
Un lavoro che unisce spiritualità, tradizione orafa e design contemporaneo, con un dettaglio poetico: le dita dell’artista Avetis hanno lasciato il segno sulla cera usata per la fusione. È il gesto dell’uomo che lavora con amore, senza nascondersi dietro la perfezione.
La canzone dell’asinello
Per raccontare tutto questo, qualche anno fa, i ragazzi della Residenza Universitaria Segesta scrissero una canzone in siciliano: “Sciccareddu d’a senia”, “Asinello di noria”. Un inno dolce e tenace al lavoro silenzioso, alla fiducia, alla speranza. Un canto che fu anche dedicato al Papa, durante la sua visita in Sicilia nel 1993, quella in cui pronunciò il famoso “Anatema” contro la mafia.
E quell’asinello — silenzioso, testardo, devoto — è ancora lì a girare nella nostra immaginazione. Un simbolo che ci parla di Palermo, della sua bellezza nascosta e della sua capacità di resistere, lavorare, rinascere.
Luogo: piazza S. Eligio Palermo
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