Salvatore Zichichi
Salvatore Zichichi è un medico per devozione, mente innovativa e nerd, crede nelle relazioni umane come leva per trasformare la sanità e la realtà.
Oggi vi porto con me da un vecchio amico per un dialogo semiserio (ma molto serio) tra un endocrinologo il Dott. Vincenzo Geraci e me stesso, come medico di sanità pubblica. Un carteggio tra amici e colleghi che si punzecchiano su temi importanti. I problemi e la conoscenza dell’uomo diventa sempre più complessa. E necessità di approcci multidisciplinari tra professionisti per poter esplorare e cambiare punti di vista, cosi da trovare sempre nuove soluzioni efficaci e funzionali per i pazienti e per noi stessi.
SZ: Vincenzo, io parto da una provocazione. “L’endocrinologia è la vera medicina della mente”. Che dici, la firmi?
VG: Firmo e rilancio. Sai bene che se vuoi capire l’umore di una persona… guarda i suoi ormoni!
Cortisolo, tiroide, insulina, testosterone, estrogeni: non sono solo molecole. Sono la regia invisibile di come pensiamo, reagiamo, amiamo.
Quando un paziente è “fuori fase”, spesso lo è anche ormonalmente.
SZ: Ed è qui che secondo me l’endocrinologia dovrebbe incontrare di più la medicina pubblica.
Siamo in un’epoca di stress cronico, disturbi del sonno, fame nervosa. Ma quanto poco si parla del ruolo degli ormoni in tutto questo?
VG: Hai centrato il punto. Viviamo in un contesto iperstimolato, che porta le ghiandole a lavorare male o a compensare in modo pericoloso. Il cortisolo, ad esempio, oggi è il grande sabotatore del benessere. Ma anche la disregolazione tiroidea, il diabete, la sindrome metabolica: sono tutti quadri che influenzano la salute mentale e relazionale. Solo che nella narrazione pubblica restano “malattie silenziose”.
SZ: Come se gli ormoni fossero una cosa da donne in menopausa o da bodybuilder in palestra…
VG: Esatto! L’endocrinologia invece è politica sanitaria. Perché se tu hai una popolazione con insulino-resistenza e infiammazione cronica, hai anche più depressione, burnout, uso improprio di psicofarmaci. Quindi più costi per il SSN, meno produttività, e — peggio ancora — meno qualità di vita.
SZ: E allora come si risponde a tutto questo?
VG: Serve una risposta integrata.
• Più educazione ormonale di base nelle scuole.
• Più formazione dei MMG su come leggere i segnali endocrini “mascherati”.
• Più collaborazione tra specialisti e territorio: perché se aspettiamo la TSH da 10 per svegliarci, siamo già in ritardo.
SZ: Vincenzo, alla fine quello che mi porto dietro dagli anni universitari, oltre alle notti insonni e ai caffè da mensa, è proprio questo:
la forza delle relazioni tra colleghi. Quelle che ti permettono, davanti a un caso complesso, di sapere chi chiamare, con chi confrontarti, e soprattutto a chi affidarti.
VG: È verissimo. Perché nessun medico sa tutto, ma ogni medico dovrebbe saper costruire reti di fiducia.
Oggi più che mai, serve una sanità che non è fatta di compartimenti stagni, ma di ponti tra competenze, dove il paziente viene visto come un insieme e non come una somma di sintomi.
SZ: Quindi possiamo dire che L’endocrinologia e la medicina pubblica si incontrano nel momento in cui mettiamo il paziente al centro di una rete vera.
Una rete fatta di medici che si conoscono, si stimano, e collaborano.
Perché la cura migliore, spesso, nasce da una telefonata tra colleghi. Da una fiducia reciproca.
VG: E da un’idea semplice ma potente: nessuno cura da solo.
SZ: Vincenzo, credo proprio che tornerò da te per affrontare altri temi e curiosità in ambito salute!

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