Quattordici anni di carcere. Tre anni e mezzo in più rispetto alla richiesta della pubblica accusa. È una sentenza pesante quella emessa nei confronti di Antonello Montante, l’ex presidente di Sicindustria accusato di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione e accesso abusivo a sistema informatico.
Sarebbe stato al centro del cosiddetto “Sistema Montante” una rete spionistica utilizzata per salvaguardare se stesso e colpire gli avversari dandogli la possibilità di essere la testa di un “governo parallelo” in Sicilia.
In meno di tre ore di camera di consiglio, il gup di Caltanissetta, Grazia Luparello, ha emesso la sentenza del processo celebrato con il rito abbreviato.
“Il dispositivo della sentenza – ha detto Bertone parlando con i cronisti dopo la sentenza – mi pare che dia largamente conto della fondatezza dell’accusa e dello straordinario lavoro della Procura di Caltanissetta e fa in qualche modo anche giustizia di alcune affermazioni che ho avuto modo di sentire durante il processo”.
“Non capisco – ha aggiunto il procuratore di Caltanissetta riferendosi a ‘pressioni mediatiche’ di cui ha parlato in aula uno dei legali di Montante, l’avvocato Giuseppe Panepinto che lo ha difeso insieme a Carlo Taormina – a cosa faccia riferimento l’avvocato. La Procura si è mossa in condizioni di assoluta liberta’ senza nessun condizionamento. Abbiamo cercato soprattutto le prove per ricostruire questo sistema che ha trovato riconoscimento nel dispositivo della sentenza. Il fatto che la commissione antimafia farà un’indagine su questo processo – ha osservato Bertone – è un altro profilo che non riguarda noi. Certamente il sistema che è stato delineato dalle indagini pone la necessita’ di ulteriori verifiche sui rapporti tra uomini che svolgono attività pubblica e altri soggetti e probabilmente sotto questo profilo la commissione antimafia vuole acquisire ulteriori elementi. Mi pare evidente – ha concluso il procuratore di Caltanissetta – che la sentenza dia conferma di quello che si e’ delineato nel corso delle indagini e cioè che esisteva un ‘sistema Montante'”.
Gli altri imputati, a vario titolo per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione, alla rivelazione di notizie coperte dal segreto d’ufficio, al favoreggiamento sono stati condannati: il colonnello Gianfranco Ardizzone, ex comandante provinciale della Guardia di Finanza di Caltanissetta a 3 anni (chiesti 4 anni e 6 mesi), il sostituto commissario Marco De Angelis a 4 anni, (chiesti 6 anni e 11 mesi), il capo della security di Confindustria Diego Di Simone a 6 anni (chiesti 7 anni, 1 mese e 10 giorni), il questore Andrea Grassi è stato assolto da due capi d’imputazione ma condannato a un anno e 4 mesi per un altro (chiesti 2 anni e 8 mesi), assolto il dirigente regionale Alessandro Ferrara (chiesta l’assoluzione).
Il Gup Grazia Luparello nel dispositivo di sentenza del processo Montante ha disposto anche il risarcimento alle parti civili, compresa la Regione Siciliana alla quale vanno 70mila euro. Risarcimento da 30mila euro per l’Ordine dei giornalisti di Sicilia e la Camera di commercio di Caltanissetta. Settantamila euro anche per il Comune di Caltanissetta.
Paladino dell’antimafia per circa un decennio, Montante è stato condannato perché riusciva a condizionare politici, investigatori e alti dirigenti regionali. Grazie alle informazioni che riusciva ad acquisire, con i contatti con le forze dell’ordine, aveva costruito decine di dossier su personaggi influenti e potenziali nemici. Da produttore di biciclette di lusso a icona dell’imprenditoria pulita, la sua era stata un’ascesa davvero veloce.
Montante, arrestato nel 2018, è ora ai domiciliari per motivi di salute.
Nel dispositivo il Gup ha disposto anche “la trasmissione degli atti” alla Procura di Caltanissetta per “le valutazioni di competenza nei confronti di Lucia Basso, Pietro Cuzzola, Valerio Blengini e Mario Parente”, senza indicare le motivazioni. Il giudice ha sospeso i termini di custodia cautelare durante il tempo necessario per la stesura delle motivazioni della sentenza, indicando il termine di 90 giorni per il suo deposito.
Lunedì prossimo il processo sul “Sistema Montante” torna in aula davanti al tribunale di Caltanissetta. Ci sono 17 imputati: l’ex presidente del Senato Renato Schifani, l’ex direttore dell’Aisi Arturo Esposito, il caporeparto dell’Aisi Andrea Cavacece, Massimo Romano, Massimo Cuva, il colonnello dei carabinieri Giuseppe D’Agata, il sindacalista Maurizio Bernava, gli imprenditori del settore sicurezza Andrea e Salvatore Cali’, Rosetta Cangialosi, Carmela Giardina e Vincenzo Mistretta (tre dipendenti di Montante), il poliziotto Salvatore Graceffa; il dirigente di Confindustria Carlo La Rotonda; il maggiore della Guardia di Finanza Ettore Orfanello; il luogotenente Mario Sanfilippo e il colonnello dei carabinieri Letterio Romeo.
Nell’ambito della stessa inchiesta, ma in un fascicolo a parte, la Procura di Caltanissetta ha indagato per associazione a delinquere, corruzione, abuso d’ufficio e finanziamento illecito ai partiti 10 persone, compreso l’ex governatore Rosario Crocetta e gli ex assessori regionali alle Attività produttive Linda Vancheri e Mariella Lo Bello.
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