Eccezionale ritrovamento a Gela nel corso di lavori di scavo per la posa di cavi condotti dall’Enel sotto l’alta sorveglianza dell’assessorato regionale dei Beni culturali. E’ stato portato alla luce un sarcofago in terracotta con coperchio a spioventi, all’interno del quale è stato rinvenuto uno scheletro integro, presumibilmente appartenente a un maschio adulto di circa un metro e sessanta centimetri di altezza. Non sono stati rinvenuti al momento elementi del corredo funerario, poiché lo scavo si trova in una fase iniziale. Dopo la rimozione dello scheletro e i necessari lavori di rilievo, le indagini proseguiranno per accertare la presenza di ulteriori evidenze archeologiche.
Ma l’eccezionalità della scoperta consiste nel ritrovamento di una moneta che documenta il rituale funerario del cosiddetto “obolo di Caronte”, cioè il pedaggio simbolico che il defunto avrebbe pagato al traghettatore infernale per il passaggio nell’Ade, l’oltretomba per la mitologia classica. La moneta, non ancora analizzata e quindi datata, è stata rinvenuta all’interno del cranio, probabilmente in seguito al crollo del coperchio del sarcofago, trovato frantumato.
«La città di Gela – dichiara il presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci – continua a restituire preziose testimonianze della civiltà greca. Gela per il mio governo rappresenta un luogo privilegiato di investimenti nel campo dei beni culturali come modello di sviluppo alternativo e risarcitorio delle ferite che in questi anni il territorio ha subito. Voglio ringraziare il dirigente generale del dipartimento dei Beni culturali Sergio Alessandro e la soprintendente di Caltanissetta Daniela Vullo e che si sono prontamente attivati per le immediate azioni di tutela del nuovo ritrovamento. Mi auguro che, insieme alla “Nave di Gela”, possa costituire una nuova tessera del progetto di valorizzazione della città e di grande rilevanza per l’intera regione. Sono in continuo contatto con loro – conclude Musumeci – per seguire gli sviluppi dello scavo e dei risultati definitivi che esso potrà fornire».
Nei giorni scorsi, all’esterno della tomba, era stata rinvenuta una mezza coppetta in ceramica verniciata a bande di colore rossiccio, di un tipo comune databile ad età ellenistica (IV secolo avanti Cristo) che rappresenta, al momento, l’unico elemento utile per una datazione orientativa della tomba. La datazione trova conferma anche nel rinvenimento di alcuni unguentari in terracotta, contenitori di profumi tipici dell’età ellenistica, ritrovati in prossimità del sarcofago, e in connessione con un gruppo di ulteriori sepolture presumibilmente appartenenti alla stessa necropoli, e che saranno oggetto di indagini successive.
Già negli anni Sessanta del secolo scorso, il famoso archeologo Piero Orlandini aveva individuato poco lontano, in località Costa Zampogna, una piccola necropoli ellenistica probabilmente connessa all’attuale ritrovamento. Grazie alla collaborazione dei carabinieri della stazione di Gela, durante tutta la durata degli scavi, soprattutto nelle ore notturne, è stata assicurata la sorveglianza al prezioso sito che tanto dirà della storia antica della colonia greca della città di Gela.
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