“Il fatto non sussiste”, con questa motivazione sono state assolte dall’accusa di omicidio colposo due ginecologhe dalla Corte d’appello di Caltanissetta che ha confermato la precedente sentenza Tribunale Enna. Il processo era sorto in seguito alla morte di una donna nel 2013 all’ospedale di Nicosia dopo un taglio cesareo.

La sentenza in Appello che scagiona di nuovo le professioniste

La prima sezione della Corte di Appello di Caltanissetta, presieduta dal Giovanbattista Tona, ha confermato l’assoluzione, “perché il fatto non sussiste”, delle due ginecologhe Maria Di Costa, difesa dall’avvocato Salvatore Timpanaro, e Rosaria Vena, assistita dal penalista Francesco Greco, per la morte di Antonella Seminara, avvenuta nella notte tra il 4 e il 5 agosto del 2013, dopo un parto cesareo all’ospedale Basilotta di Nicosia.

Assolte anche nel processo di primo grado

Le due ginecologhe, in primo grado, erano state assolte dal tribunale di Enna. La Procura di Nicosia aveva contestato nel 2013 a entrambe le ginecologhe e ad altri sanitari, la cui posizione era stata poi archiviata, il reato di omicidio colposo, per avere omesso di effettuare un intervento d’isterectomia sulla paziente, che era deceduta per una massiva emorragia dopo il trasferimento in urgenza in elisoccorso all’ospedale di Sciacca, essendo indisponibile un posto in rianimazione a Enna.

“Malfunzionamento strutturale” del sistema di assistenza

Il Tribunale di Enna, presieduto da Francesco Pitarresi, nella motivazione, sposò la tesi dei difensori dei medici sottolineando il “malfunzionamento strutturale” della rete per l’assistenza ai pazienti per i continui “tagli”, con la struttura priva di reparto di rianimazione, sia in termini di funzionalità dell’elisoccorso. La donna sarebbe morta, quindi, per i ritardi con i quali, nonostante le tante telefonate, si riuscì a trovare un posto letto in un altro ospedale in un reparto di terapia intensiva. Rigettati gli appelli proposti dal marito, dai genitori e dal fratello della vittima.