Beni per due milioni di euro sono stati confiscati ad un imprenditore del settore ortofrutticolo di Gela dalla Direzione investigativa antimafia. Il provvedimento è stato emesso dalla sezione Misure di prevenzione del tribunale di Caltanissetta su proposta congiunta del procuratore di Gela e del direttore della Dia.

Personaggio di spicco della criminalità

Il destinatario, ricostruiscono dalla Dia, è un personaggio di spicco della locale criminalità. Ha già condanne per associazione di tipo mafioso, estorsione, usura, evasione, nonché detenzione illegale di stupefacenti e di armi e destinatario di una misura cautelare personale.

Cosa gli è stato confiscato

L’imprenditore, attualmente imputato per trasferimento fraudolento di valori, da accertamenti della Dia, è risultato essere titolare di fatto di due aziende. Entrambe le attività gli sono state confiscate, assieme a un rapporto finanziario, per un valore complessivo stimato in circa 2 milioni di euro.

Altro imprenditore contiguo colpito nel maggio scorso

Nel maggio scorso altro provvedimento aveva colpito sempre un imprenditore contiguo alla mafia di Gela, nel Nisseno, citato anche da diversi collaboratori di giustizia. Per questo motivo è scattato il sequestro dei beni di un uomo che dagli inquirenti è ritenuto vicino a cosa nostra. Ad essere emerse delle sproporzioni tra il reddito dichiarato e i suoi possedimenti. Ritenuto “uomo a disposizione” dell’organizzazione mafiosa che avrebbe anche aiutato concretamente.

Il provvedimento delle misure di prevenzione

La Direzione Investigativa Antimafia ha dato esecuzione a un provvedimento di sequestro di beni emesso dalle misure di prevenzione del tribunale di Caltanissetta. Operazione che arriva al culmine di una serie di verifiche rispetto alle indagini, all’iter giudiziario del soggetto e dalle dichiarazioni rilasciate da diversi collaboratori di giustizia. E’ emerso che l’operatore economico avrebbe messo a disposizione dell’associazione mafiosa telefoni cellulari e schede telefoniche intestate a soggetti incensurati totalmente estranei a contesti criminali. In questo modo avrebbe voluto eludere le indagini delle forze di polizia e consentire ai gruppi criminali di perseguire le finalità dell’organizzazione.

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