- Aziende intestate a prestanome a Gela, scattano sequestri e misure interdittive
- Aziende intestate a prestanome a Gela, le risultanze delle indagini
Aziende intestate a prestanome, l’operazione della Guardia di Finanza a Gela
La Procura della Repubblica di Gela ha chiesto ed ottenuto dal giudice per le indagini preliminari un’ordinanza che prevede la misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti di D.C. (gelese di 44 anni) e di due misure interdittive, il divieto temporaneo di
esercitare l’attività d’impresa e gli uffici direttivi di imprese e persone giuridiche, nei confronti di D.S. (gelese di 22 anni) e M.G.F. (sempre gelese, di 43 anni), cui è contestato, in concorso, il reato di trasferimento fraudolento di valori.
L’esecuzione del provvedimento prevede anche il sequestro preventivo diretto del complesso di beni mobili, immobili, partecipazioni societarie e disponibilità finanziarie di due società gelesi, attive nel settore del commercio di prodotti ortofrutticoli, il cui valore complessivo si attesta sui 2 milioni di euro e che saranno poste in amministrazione giudiziaria.
Aziende intestate a prestanome a Gela, le indagini
L’indagine trae origine dall’attività di controllo del territorio e dall’approfondimento delle vicende societarie di alcune imprese gelesi che, pur non risultando formalmente intestate al principale indagato D.C., lo vedono figurare quale amministratore di fatto delle stesse imprese.
Detto soggetto, già destinatario di misure di prevenzione personali e gravato da significativi precedenti giudiziari poiché coinvolto, in passato, in rilevanti operazioni di polizia giudiziaria (“Tagli Pregiati”, “Free Car” e Atlantide-Mercurio”), allo scopo di eludere le disposizioni in materia di misure di prevenzione patrimoniali cui sarebbe potuto incorrere, si è avvalso di strutture societarie costituite da soggetti a lui vicini per continuare ad operare nel commercio di ortofrutta.
Plurime sono le risultanze investigative raccolte dai Finanzieri di Gela che hanno dimostrato come l’attività d’impresa delle società interessate dal provvedimento odierno sia da ricondurre esclusivamente a D.C., emerso chiaramente quale figura di riferimento
per clienti e fornitori, nonché delegato ad operare sui rapporti bancari di una delle società di cui risulta essere solamente un dipendente.
La ricostruzione delle vicende societarie è partita dalla costituzione (nel 2010) di una prima azienda, intestata ad un familiare di D.C. e ora in fallimento, già interessata da un provvedimento di sequestro, ad opera della D.I.A. di Caltanissetta, emesso della Sezione
Misure di Prevenzione del Tribunale nisseno nell’anno 2015. Successivamente, al fine di proseguire la propria attività imprenditoriale, D.C. ha costituito due nuove compagini societarie, aventi la medesima sede ed operanti nello stesso settore commerciale dell’azienda fallita, attribuendone la titolarità a soggetti rivelativisi essere chiaramente delle “teste di legno”.
Infatti, tanto M.G.F. (già dipendente della società ora in fallimento) che D.S. (altro familiare di D.C.) non disponevano di capacità reddituali significative e non erano quindi nelle condizioni economico-finanziarie tali da poter apportare capitali nelle nuove società, tanto
per la loro costituzione quanto per il successivo sviluppo imprenditoriale.
Le indagini delle Fiamme Gialle gelesi hanno dimostrato che entrambi detti soggetti non hanno mai rivestito, all’interno delle società, alcuna funzione gestionale e rappresentativa, avendo operato meramente quali prestanome del principale indagato, oggi sottoposto agli arresti domiciliari. La continuità gestionale delle società interessate dal provvedimento odierno è peraltro testimoniata, come detto in precedenza, dal mantenimento pressoché inalterato della platea di clienti e fornitori, che riconoscevano D.C. quale unico interlocutore.
Quest’ultimo non ha solo gestito operativamente e con continuità tutte le società oggetto d’indagine, ma ne ha anche utilizzato, a proprio piacimento, i beni loro formalmente intestati. Significativa, al riguardo, la circostanza che ha visto D.C. acquistare un’autovettura di lusso (una Porsche Macan S), subito ceduta ad una delle società oggetto d’indagine, peraltro ad un prezzo di molto inferiore rispetto al costo d’acquisto, così da non apparirne più formalmente proprietario ma continuando ad averne la piena disponibilità, come testimoniato dal fatto che è stato più volte individuato a bordo di detta autovettura, anche in compagnia di pregiudicati gelesi.
L’operazione sviluppata dalla Guardia di Finanza e diretta dell’Autorità Giudiziaria gelese, s’inquadra nelle rinnovate linee strategiche dell’azione del Corpo, volte a rafforzare l’azione di contrasto ai fenomeni illeciti più gravi e insidiosi, integrando le funzioni di polizia
economico-finanziaria con le indagini di polizia giudiziaria e garantendo il perseguimento degli obiettivi di aggressione dei patrimoni dei soggetti dediti ad attività criminose, al fine di assicurare l’effettivo recupero delle somme frutto, oggetto o provento delle condotte
illecite.
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