L’ex sindaco di Gela, Domenico Messinese, ha presentato ricorso al Tar contro la sfiducia votata dal Consiglio comunale il 7 settembre scorso che ne ha sancito la decadenza. In 35 pagine, Messinese illustra i motivi della sua opposizione che tende a dimostrare l’infondatezza delle accuse politiche e a sancire l’illegittimità della sfiducia votata con la delibera n.89 dal consiglio comunale perché al sindaco non sarebbe stato garantito il diritto di replica.
Messinese, infatti, subito dopo l’apertura dei lavori consiliari del 7 settembre, fu colto da malore e ricoverato in
ospedale da dove fece pervenire una Pec con le proprie dimissioni. Sperava che il consiglio comunale sospendesse i
lavori e che gli desse la possibilità di un confronto aperto a ogni soluzione, considerato che si era presentato in aula con un atto di apertura politica costituito dall’azzeramento della giunta comunale.
I consiglieri hanno invece espressamente voluto giungere a votazione perché temevano che quella Pec fosse un trucco del sindaco per sfuggire alla sfiducia e che dopo i previsti 20 giorni di riflessione, Messinese potesse decidere i
ritirare le dimissioni. Per tutto questo, nel ricorso proposto contro il Comune di Gela, la Regione Sicilia e i consiglieri
comunali, Messinese chiede al Tar l’annullamento della delibera e la sospensione della sua efficacia con il proprio conseguente reintegro nel ruolo e nelle funzioni.
Alla domanda dei cronisti se la sua era una reazione perché si riteneva offeso nell’orgoglio e nella dignità, l’ex sindaco ha risposto: “Non sono stato offeso solo io, è stata offesa un’intera città e la stessa democrazia che ciascuno di noi deve applicare, garantire e difendere”. E “per un senso di giustizia” ha annunciato che si rivolgerà anche al Cga nel caso in cui il Tar non dovesse accogliere il suo ricorso.
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