“Il Gip del Tribunale di Caltanissetta, Dott. Gigi Omar Modica, condividendo quanto denunciato dal Dott. Matteo Tutino in merito alla sua estraneità ai fatti allo stesso contestati dai predetti Pubblici Ministeri e mostrando di non condividere affatto le modalità con cui i Colleghi di Palermo hanno condotto le indagini, ha ordinato che venga eseguita una perizia calligrafica, finalizzata a far comprendere a chi effettivamente appartengono le firme apposte in ciascuna parte delle cartelle cliniche relative agli interventi contestati al Dott. Tutino perché ritenuti dalla Pubblica Accusa di natura estetica e, quindi, non eseguibili in ospedale”.

Lo rendono noto gli avvocati Sabrina Donato e Carlo Taormina legali dell’ex Primario Matto Tutino che hanno presentato a Caltanissetta un esposto contro gli inquirenti di Palermo. Un esposto che è stato giudicato meritevole di apporofondimento dal GIP che ha pure ordinato che vengano assunte informazioni presso l’Ospedale Villa Sofia, per accertare chi fossero i medici presenti in sala operatoria, che hanno eseguito gli interventi in questione assieme al Dott. Tutino e, in ultimo, che venga richiesto formalmente all’Ordine dei Medici di Palermo di comunicare a quale medico appartengano le firme ed il timbro con matricola apposti sulle medesime cartelle cliniche.

Circostanze, ritenute evidentemente “dirimenti” ai fini della attribuzione della responsabilità al Tutino – dicono i suoi avvocati –  per come sempre dallo stesso sostenuto e che i predetti magistrati non hanno mai inteso approfondire”.

Il Dott. Matteo Tutino, nel rivolgersi alla Procura della Repubblica di Caltanissetta  ha precisamente denunziato di essere stato ingiustamente indagato. Non lui, ma altro medico figura infatti nelle cartelle cliniche in contestazione come l’operatore; lo stesso medico che ha altresì, prima di redigerle, effettuato l’anamnesi, la diagnosi e le visite pre-operatorie che hanno consentito di eseguire gli interventi presso il pubblico nosocomio”.

Tutino ha inoltre denunciato di aver sempre fatto presente, in ogni contesto, sin dalla fase delle indagini e perfino in udienza, durante il processo a suo carico, di essere estraneo ai fatti contestati e di essere stato indagato al posto di un altro medico, suo collega, e ancora che gli inquirenti, trattandosi di circostanze pure confermate dai pazienti sentiti durante le indagini, nonchè dalla polizia giudiziaria che ha effettuato gli accertamenti.