È stato sentito questa mattina l’ex pentito Vincenzo Scarantino dai giudici del Tribunale di Caltanissetta davanti a cui si sta svolgendo il processo sul depistaggio delle indagini sulla strage di via D’Amelio.  “Fino a che ho ritrattato ero una persona libera poi mi hanno chiuso in caserma a me e alla mia famiglia. Sono uscito nell’ottobre del 2011. Sono rimasto in carcere 16 anni e dicevo che ero sempre innocente. Per me era impossibile che si cercasse la verità. Era impossibile” ha detto Scarantino, che con le sue dichiarazioni provocò il depistaggio delle indagini su via D’Amelio.

L’occasione è stata il processo che si celebra a Caltanissetta e che vede sul banco degli imputati tre poliziotti: Mario Bo, Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo, ex appartenenti del gruppo di indagine Falcone-Borsellino guidato dallo scomparso Arnaldo La Barbera.

In aula c’era anche anche Fiammetta Borsellino, la figlia minore del giudice Paolo Borsellino, parte civile nel processo. Il falso pentito secondo l’accusa avrebbe subito pressioni poliziotti che sono accusati di calunnia aggravata dall’avere favorito Cosa nostra.

Il giorno prima di uscire allo scoperto con una intervista a Studio aperto, il falso pentito Vincenzo Scarantino fece sapere alla questura di Imperia che avrebbe ritrattato le sue dichiarazioni sulla strage Borsellino con le quali aveva coinvolto persone estranee all’attentato. Mentre era sotto protezione in un paese della Liguria, affidò il suo messaggio al poliziotto Francesco Milazzo che il 19 aprile è stato sentito come teste al processo di Caltanissetta per depistaggio.

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