L’accusa è di bancarotta fraudolenta patrimoniale e documentale, ma giornalisticamente la questione è un’altra: la Geo Ambiente srl, società di Belpasso impegnata nella raccolta dei rifiuti con ai tempi d’oro oltre duecento dipendenti e con un business a tanto sicuro quanto redditizio, sarebbe stata messa in piedi per lucrare denaro al fisco e assicurare profitti patrimoniali personali.

In manette su disposizione del Gip sono finiti Biagio e Catia Maria Caruso, il primo di 26 anni, la seconda di 34 anni e Giuseppe Guglielmino di 42 anni, i primi due formali amministratori e l’ultimo quale amministratore di fatto della “Geo Ambiente S.r.l. Sono accusati a vario titolo di avere distratto e occultato beni e denaro dalle casse della società.

Il Gip ha anche disposto la temporanea sospensione dall’esercizio di “attestatore”, figura prevista dalla legge fallimentare, il commercialista Santo Rando. E’ accusato di aver falsamente attestato – nell’ambito della procedura per accedere al concordato preventivo – l’ammontare dei debiti tributari della società. I finanzieri hanno effettuato un sequestro preventivo, nei confronti dei tre principali indagati, di 2,6 milioni di euro, pari alle somme che, secondo l’accusa, sarebbero state distratte.

L’inchiesta è stata avviata nel marzo 2014 in seguito alla dichiarazione da parte del Tribunale di Catania in relazione allo stato di insolvenza della società, oggi in amministrazione straordinaria, con debiti accertati per oltre 40 milioni di euro, di cui 31 nei confronti dell’Erario.

E indagini del nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza hanno accertato che la Geo Ambiente per effetto delle ingenti perdite accumulate, non avrebbe dovuto più operare già dal 2008. Su tutti è emersa la figura di Giuseppe Guglielmino, che da sorvegliante di cantiere venne pagato dal 2010 al 2012 duecento mila euro, dotato tra l’altro di un’auto di servizio del calibro di un Porsche Pandora.

Di più: la società avrebbe distratto somme per un milione e cinquecento mila euro per l’acquisto poi risultato solo cartolare di mezzi per la raccolta di rifiuti da una società di comodo. Numerose sono state – hanno spiegato in conferenza stampa – le operazioni effettuate a partire dal 2008 tale anno che, in base agli accertamenti svolti, hanno contribuito ad aggravare lo stato di dissesto della società.

Secondo l’accusa, si sarebbe trattato di una falsa rottamazione finalizzata, da un lato, a giustificare il mancato rinvenimento dei mezzi e, dall’altro, a motivare i pagamenti a fronte di acquisti in realtà mai avvenuti. A supporto di ciò vi sarebbe l’assenza di documentazione di dettaglio relativa ai predetti acquisti e alla rottamazione dei mezzi.

Emblematici sono poi i pagamenti per oltre 450.000 nei confronti della ditta individuale “Ital service” del Guglielmino, effettuati anch’essi nel 2008, anno in cui quest’ultima non era più attiva, avendo cessato l’attività l’anno precedente.

E ancora la corresponsione di oltre 300.000 euro sempre a favore del Guglielmino, privi di qualsivoglia giustificazione contabile. Anche gli oltre 200.000 euro da quest’ultimo percepiti negli anni dal 2010 al 2012, nella posizione dichiarata di “sorvegliante di cantiere” sono stati ritenuti comunque sproporzionati rispetto alla retribuzione prevista dal contratto collettivo nazionale di lavoro. A tali somme devono poi aggiungersi ulteriori 78 mila euro percepiti a titolo di una non meglio precisata consulenza che sarebbe stata prestata nel 2013.