E’ stata una lunga notte a Palazzo degli Eleganti che è sembrata come una partita. No, il calcio stavolta non trova spazio. Semmai un gioco di equilibri precisi come gli scacchi dove ciascuna mossa è ragionata e ogni gesto anche il più impercettibile innesca delle contromosse.

Nell’aula consiliare torna il sindaco di Catania, Enzo Bianco, reclamato da 26 consiglieri che in modo trasversale hanno chiesto alla presidente Francesca Raciti di convocare il primo cittadino per la relazione sullo stato di attuazione del programma e sull’attività svolta nonché sui fatti particolarmente rilevanti della vita cittadina. Lo prevede la legge e a più riprese i consiglieri lo fanno rilevare visto che il sindaco si presenta in Consiglio a poco meno di quattro anni dall’ultima volta. L’unica.

La liturgia è precisa. Alle 19.30 Enzo Bianco attraversa il corridoio che dal suo studio solca un’ala di Palazzo degli Elefanti, l’incedere è scandito dal saluto dei componenti della sua giunta e dai fedelissimi che siedono in consiglio. Tutti, poi, lo attendono schierati davanti la porta che separa il piano nobile dall’ingresso che immette in consiglio. Bianco li vede sfilare ad uno ad uno, quindi entra per ultimo quando l’aula è colma e pullula di gente come non accadeva da tempo. Un’arena.

Si va in scena. Il sindaco per 44 minuti e 20 secondi racconta la sua Catania affidandosi alla relazione di 22 pagine (cita anche le memorie di Adriano), in cui ripercorre ciò che ha fatto e cosa intende fare. L’esordio è legato alle tante visite istituzionali, ma entra nel merito quando ricorda come ha trovato la città nel 2013: “Una macchina amministrativa non efficiente, con un’età media troppo avanzata e complessivamente una sensazione di disorganizzazione consolidata negli ultimi 10-15 anni”.

Bianco sostiene di avere “ereditato un Comune in pre-dissesto finanziario, con un piano di rientro voluto dalla scorsa amministrazione che in larga parte abbiamo confermato, tranne in alcune evidenti storture, ma che rappresenta una seria limitazione allo sviluppo del Comune”.

Il sindaco argomenta e poi introduce i numeri che dovrebbero consentire a Catania di prendere il volo: “Un miliardo e 203 milioni di euro grazie al Patto per Catania, al Patto per la Sicilia, Pon Metro, Po Fesr, Banda ultralarga dell’Enel, Bando su periferie urbane e Bando su impianti sportivi “.

“Queste risorse – dice Bianco – permetteranno, oltre la realizzazione di fondamentali opere pubbliche, anche il recupero di posti di lavoro, almeno cinquemila per quattro anni”. 

Il sindaco ha poi ricordato di avere stoppato “due grandi e inaccettabili speculazioni erano pronte a deturpare la città: il piano di via Del Rotolo-Lungomare e l’ennesimo parcheggio interrato con annesso centro commerciale in piazzale Sanzio” e rilancia l’avvio del Corso Martiri.

Sul piano infrastrutturale esalta le partnership con aeroporto e Metropolitana e ricorda di avere fatto propria la battaglia della giunta Stancanelli che fermò lo sventramento del centro storico per cedere il passo all’alta velocità. “La vogliamo – ha detto – ma non come era stata immaginata” quindi sì all’ interramento del raddoppio ferroviario.

Anche sul fronte del turismo, il sindaco dice che “in questi anni abbiamo avuto la capacità di trasformare la Cultura in uno straordinario motore di sviluppo e le presenze turistiche in città e a Castello Ursino per la mostra in particolare di Picasso lo dimostrano”.

Guardare con ottimismo al futuro è sempre stato nel mio modo di essere – ha detto –. Oggi – con le grandi potenzialità e i grandi progetti che abbiamo pronti e con il superamento di questi anni duri e pieni di problemi – essere ottimisti diventa un dovere”. Bianco ha quindi invitato il Consiglio a “remare dalla parte della città, pur con le differenze giuste e doverose tra la maggioranza e l’opposizione, solo così Catania si rialza”.

Dagli scranni dei fedelissimi piovono applausi. Ma la partita è lunga.

Inizia la lunga sequenza di interventi dei consiglieri comunali. Il primo è quello di Sebastiano Arcidiacono, componente del gruppo misto e vicepresidente del Consiglio che è stato tra i promotori della convocazione in aula del sindaco.

L’ex Art.4 bolla da subito come ‘lacunosa ed autocelebrativa’ la relazione e va giù duro spiegando con dovizia di particolari le ‘falle’ del documento.  “Non si parla di partecipate, casse comunali, di Corso dei Martiri che è un insulto ai disoccupati. Una narrazione esasperata ed esasperante che ricorda un film di Antonio Albanese!”, dice Arcidiacono senza alzare la voce. Bianco non incrocia mai lo sguardo con il consigliere che poi va giù durissimo: “Come si fa a parlare di futuro se ha amministrato per 15 degli ultimi 28 anni!”

Il pubblico applaude. La presidente Raciti stoppa: “Non si può”. E’ la volta di Tuccio Tringale (Catania 2.0) che ricorda i problemi legati all’abbattimento del cavalcavia sul Tondo Gioieni, i problemi della microcriminalità in quartiere difficile come San Cristoforo. E’ duro anche Santi Bosco (Fi) che ricorda a Bianco la ragione della convocazione in aula: “E’ qui per il rispetto della legge – tuona – non per garbo istituzionale!” Anche l’esponente dell’opposizione ripercorre le visite istituzionali che si sono susseguite negli ultimi tempi: “Renzi è venuto qui per i proprio interessi – dice – per quello scellerato referendum che gli italiani hanno bocciato”. Un ultimo passaggio Bosco lo dedica al sindaco Bianco degli anni ’90: “Lei veniva ricordato per i fiori, oggi non mette più nemmeno quelli!” Anche il primo cittadino sorride.

E’ esuberante anche Manlio Messina (FdI) che esordisce: “Ascoltando la relazione, per 40 minuti, mi è sembrato di vivere a Stoccolma, ma Catania sembra una città africana!”.  Il rappresentante dell’opposizione graffia quando parla del Caso Simei,  (in aula c’erano anche alcuni lavoratori), dell’ufficio stampa, della vicenda dei fondi stornati della vecchia Amt e punta il dito sulle difficoltà che hanno i consiglieri di avere accesso agli atti: “Abbiamo dovuto chiamare i carabinieri! Dov’è la Catania trasparente?”.

Critiche anche da qualche pezzo del Pd, a partire da Niccolò Notarbartolo, anima berrettiana da sempre in antitesi con Bianco, che parla di ‘relazione autocelebrativa in cui il culto della personalità si sublima nella citazione delle memorie di Adriano’.

Il vento cambia quando cominciano gli interventi delle maggioranza. Lanfranco Zappalà riconosce che in città ci sono dei problemi ma avanza delle proposte per migliorare la proposta turistica. Via via tutti gli altri, mentre Bianco continua ad ascoltare rimanendo in aula nell’estenuante partita a scacchi.

Soft gli interventi di Catania futura, Carmelo Coppolino, ha chiesto al sindaco di essere più disponibile, mentre da specie  Vincenzo Parisi di Grande Catania, lista d’opposizione “ma siamo sempre stati costruttivi”che di fatto apre a Bianco tanto da indicarlo come “speranza per i miei figli”.

Il sindaco replica a notte fonda rilanciando la propria disponibilità “nel modo più pieno”.

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