Parte la controffensiva dei magistrati e della sinistra dopo la bufera sul giudice Iolanda Apostolico. Comincerà la prossima settimana l’esame in Prima Commissione della richiesta di 13 consiglieri togati di aprire una pratica a tutela della giudice di Catania finita nella bufera per aver disapplicato il decreto Cutro. Un’iniziativa, presa dalla maggioranza dei togati – ad esclusione del gruppo maggioritario di Magistratura democratica – dopo le dichiarazioni venute da esponenti della maggioranza parlamentare e dell’esecutivo che, per modi e contenuti, si sarebbero tradotte “in autentici attacchi all’autonomia della magistratura”, realizzando “una grave delegittimazione della magistratura”. Per l’apertura della pratica è richiesto il voto della maggioranza della Commissione, 4 voti su 6. Un traguardo che potrebbe essere raggiunto dai proponenti – tre di loro siedono in Commissione- se, come appare probabile, al loro via libera si aggiungerà quello del laico M5s Michele Papa.
Governo difende le questure
Nessun dossieraggio dalle questure. Dopo la smentita dei giorni scorsi arrivata da Catania, interviene anche il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi per escludere che il video che ritrae la giudice Iolanda Apostolico a una manifestazione del 2018 per chiedere lo sbarco dei migranti bloccati sulla nave Diciotti, postato da Matteo Salvini sui social, sia stato dato “da chi legittimamente monitora le manifestazioni pubbliche a scopi che sono quelli di avere un panorama di informazioni che deve essere utilizzato secondo la legge”.
Domani il Ministro in Parlamento
Il ministro – che mercoledì riferirà sul caso durante un question time in Commissione Affari costituzionali alla Camera – si duole che l’accusa di dossieraggio venga reiterata perchè è il segnale di “un pregiudizio verso le Questure e il sistema di polizia che non credo meritino”. È ora certo che sarà una procura siciliana, quella di Catania o più probabilmente quella di Messina, a far luce sull’origine del video che ha infiammato la polemica politica sulla giudice che per prima ha disapplicato il decreto Cutro, non confermando il trattenimento di quattro migranti nel Centro di permanenza per il rimpatrio di Pozzallo. Video che è alla base della richiesta di dimissioni della magistrata da parte soprattutto della Lega e sul quale l’opposizione, temendo un’operazione di dossieraggio, chiede da giorni chiarimenti per sapere chi lo ha girato e come sia finito nelle mani del vicepremier e ministro dei Trasporti Matteo Salvini. La certezza che a occuparsene saranno i pm siciliani viene dalla decisione della procura di Roma di spogliarsi dell’esposto presentato dal leader dei Verdi Angelo Bonelli, in cui si ipotizza la violazione del segreto d’ufficio da parte di un pubblico ufficiale.
Clima pesante a Catania
Dal nuovo procuratore generale di Catania, Carmelo Zuccaro, arriva intanto un altolà al clima da caccia alle streghe che si è scatenato contro Apostolico. Parole che sembrano anche una difesa della magistrata. “Qualunque linciaggio è sempre da deprecare, quindi immagini se posso approvare il linciaggio nei confronti di un magistrato che fa il proprio dovere” è la risposta a una domanda ad hoc dei giornalisti sulla bufera che ha investito la magistrata.
Nessun provvedimento per il carabiniere che ha girato il video
Ma sul video che la riprende alla manifestazione Zuccaro resta abbottonato: “non posso anticipare dei giudizi”. I pm romani dunque trasmetteranno le carte per competenza ai colleghi siciliani, dopo che un carabiniere si è attribuito la paternità del filmato – riferendo di averlo girato con il proprio telefonino e condiviso in una chat con amici e colleghi – e i suoi superiori hanno segnalato il caso alla procura di Catania. La denuncia di Bonelli finirà in un fascicolo aperto a modello 45, ossia senza indagati e ipotesi di reato e poi sarà inviata. Difficile però che l’inchiesta possa radicarsi alla procura di Catania, che secondo un’indiscrezione di Repubblica ha già aperto un fascicolo sul video del carabiniere, anche in questo caso senza l’iscrizione di alcun nominativo nel registro degli indagati. La ragione è che la giudice Apostolico potrebbe essere una potenziale parte lesa e in questa ipotesi gli atti dovrebbero essere necessariamente girati a Messina, competente a giudicare i procedimenti che riguardano i magistrati catanesi.
Sul carabiniere al momento non sarebbe stato aperto nemmeno un procedimento disciplinare, a quanto trapela dall’Arma, che valuterà se procedere nei suoi confronti solo all’esito dell’eventuale esercizio dell’azione penale.






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