“Non mi sento di contestare alcuna colpa al collega, ha agito secondo legge: nel fascicolo c’erano anche elementi contrastanti di cui ha tenuto conto, come un primo riavvicinamento tra i due. E anche se lui fosse stato agli arresti domiciliari sarebbe potuto evadere e commettere lo stesso il delitto”. Il presidente dell’ufficio del Gip di Catania, Nunzio Sarpietro, rompe il silenzio che si era imposto e parla con l’Ansa dopo le polemiche sulla scarcerazione di Antonio Sciuto, il 38enne che ha ucciso con sette colpi di pistola alla testa la sua ex fidanzata, Vanessa Zappalà, di 26 anni, sul lungomare di Acitrezza.

Scarcerato l’8 giugno

L’uomo, arrestato l’8 giugno scorso, dopo alcuni giorni passati ai domiciliari era stato scarcerato dal Gip Andrea Filippo Castronuovo, che ha disposto per lui il divieto di avvicinamento alla vittima osservando, tra l’altro, che l’indagato non aveva precedenti penali recenti e specifici. “E’ difficile controllare tutti gli stalker – osserva Sarpietro – noi emettiamo come ufficio 5-6 ordinanze restrittive a settimana ed è complicato disporre la carcerazione perché occorrono elementi gravi e, comunque, non si può fare fronte ai fatti imponderabili”.

La tecnologia una soluzione

Il capo dell’ufficio etneo del Gip di Catania, che si è occupato dell’inchiesta Gregoretti su Matteo Salvini, ripropone una sua ipotesi di intervento: “Un braccialetto elettronico ‘out’ per l’indagato che segnali la sua presenza e, contemporaneamente, un dispositivo per la vittima che emetta segnali acustici e luminosi quando lo stalker viola la distanza impostagli dal provvedimento di non avvicinamento”. Per il procuratore di Catania, Carmelo Zuccaro, che coordina l’inchiesta sul femminicidio di Acitrezza, “occorrerebbero dei centri di riabilitazione con l’obbligo di frequentazione per monitorare gli stalker e tentare, nei limiti del possibile, di recuperarli dai loro disturbi alcuni dei quali legati a problemi culturali e caratteriali”. “Bisogna provarci – osserva il magistrato – anche perché non sono pochi”.

La disperazione del padre: “Tragedia che si poteva evitare”

“Con le leggi giuste – ribadisce Carmelo Zappalà, padre di Vanessa – si sarebbe potuto evitare l’omicidio di mia figlia, ma anche quelli che ci sono stati e quelli che verranno dopo, perché ancora ce ne saranno. Quelli come Sciuto li devono chiudere e recuperare perché hanno dei problemi. E se non ci riescono a curarli li tolgano dal giro. Il suo suicidio? Si è tolto dai piedi e non può fare più danni”. Aspetta ancora la restituzione del corpo della figlia che prima dovrà essere sottoposto all’autopsia disposta dalla magistratura. E‘ stato invece già restituito ai familiari il corpo di ‘Tony’ Sciuto, che si è suicidato, impiccandosi. Il ‘nulla osta’ è stato concesso dalla Procura di Catania dopo che il medico legale ha concluso l’ispezione cadaverica ed eseguito lo stub sull’uomo alla ricerca di presenze di polvere da sparo sul corpo, e in particolare sulle mani.

Indagini proseguono alla ricerca dell’arma

I carabinieri del comando provinciale di Catania stanno continuando le indagini per trovare l’arma del delitto, una pistola calibro 7,65, e capire come Sciuto ne sia entrato in possesso assieme a circa 40 proiettili. Si cerca anche di capire come sapesse degli spostamenti di Vanessa: un chiarimento potrebbe venire dall’esame del cellulare della vittima. Sciuto per anni ha lavorato in un’impresa che si occupava di telefonia e potrebbe avere utilizzato la sua esperienza per sapere sempre dove la sua ex si trovasse. Oppure, più semplicemente, la pedinava costantemente. Intanto il sindaco di Trecastagni, Giuseppe Messina, ha proclamato, in memoria di Vanessa, il lutto cittadino fino a domenica prossima con la sospensione per questa settimana degli spettacoli previsti. Stasera nel paese etneo è in programma una fiaccolata in ricordo di Vanessa.

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