Sono 37.591 gli stranieri residenti nella provincia di Catania, la prima di Sicilia per presenze, con una crescita, tra il 2018 e il 2019, pari al 4,4%
e una percentuale straniera sul totale della popolazione che vale il 3,4%. La comunità più rappresentata è quella della Romania, circa 12 mila presenze, seguita da Sri Lanka, poco più di 4 mila, e dalla Cina, circa 2 mila.

Numeri rilevanti anche per l’Albania, di un paio di centinaia di unità al di sotto dei 2 mila, e poi Mauritius e Marocco (circa 1.500 per nazionalità).
Nel solo Comune di Catania il dato è pari a 13.977 stranieri residenti (circa 4,5% del totale della popolazione cittadina) e le tre nazionalità di provenienza maggiormente rappresentate sono lo Sri Lanka (2.629), la Romania (2.269) e la Cina (1.109).

Sono i dati emersi nella presentazione del “XXVIII Rapporto immigrazione 2018-2019 – Non si tratta solo di migranti”, redatto da Caritas Italiana e Fondazione Migrantes, al Museo Diocesano di Catania.

“L’accoglienza deve andare oltre gli aspetti statistici – ha detto il vicario generale dell’arcidiocesi di Catania, monsignor Salvatore Genchi – perché dietro ogni numero c’è un volto di uomo, di donna, di bambino che ha bisogno della nostra attenzione, presenza e condivisione”. Don Piero Galvano, direttore della Caritas Diocesana, ha ricordato come il tema del rapporto, ‘Non si tratta solo di migranti’, è stato ispirato dal messaggio di Papa Francesco per la 105esima Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato. Per la Caritas di Catania i numeri del Report rappresentano, tuttavia, soltanto la porzione ufficialmente registrata della presenza straniera, perché “esiste un’altra faccia fatta di immigrati, principalmente provenienti da Paesi extra-Ue, invisibili alle autorità e stritolati, in molti casi, nelle maglie del lavoro illegale oppure della criminalità organizzata”, un fenomeno che “potrebbe ulteriormente crescere per le modifiche restrittive in materia di immigrazione legate al ‘decreto sicurezza’”.