Confiscati i beni di Benedetto Santapaola, Aldo Ercolano, Giuseppe Mangion, Giuseppe Cesarotti e Mario Palermo. La decisione è stata presa dalle misure di prevenzione del tribunale di Catania su richiesta della locale direzione distrettuale. Ad eseguire all’alba di oggi i provvedimenti sono stati i carabinieri del Ros.

L’indagine “Samael”

Il provvedimento scaturisce dagli esiti del procedimento penale scaturito dall’indagine “Samael”, nel corso del quale era stato possibile individuare parte del patrimonio occulto direttamente riconducibile ai vertici della famiglia Santapaola-Ercolano che veniva gestito con il supporto di prestanome e imprenditori contigui all’associazione mafiosa, vale a dire Mario Palermo e Giuseppe Cesarotti.

I primi passi dell’indagine

L’attività investigativa ha vissuto una prima fase esecutiva quando il 3 dicembre del 2019 le aziende e i beni immobili, oggi oggetto di confisca, erano stati a quell’epoca sequestrati. Si tratta della Tropical Agricola Srl con sede legale a Catania; Gr Transport Logistic Srl con sede legale a Mascali; Lt logistica e Trasporti Srl con sede legale a Mascalucia; 12 immobili ubicati tra Mascali e a Massannunziata, frazione di Mascalucia. Il valore complessivo dei beni confiscati ammonta a circa 7,7 milioni di euro.

Il blitz del 2019

All’epoca del blitz due anni fa furono arrestate nove persone e sequestrando società e beni mobili per 12,6 milioni di euro. Al centro del provvedimento restrittivo emesso dal Gip, su richiesta della Dda della locale Procura, un’indagine sugli investimenti immobiliari eseguiti negli anni ’90 direttamente dallo storico boss ergastolano Benedetto Santapaola, da Aldo Ercolano, di 58 anni, da Francesco Mangion e da Giuseppe Cesarotti. I reati contestati a vario titolo agli indagati erano di associazione mafiosa, concorso esterno all’associazione mafiosa, estorsione, riciclaggio, trasferimento fraudolento di valori e illecita concorrenza con minaccia. Al centro dell’inchiesta le attività della famiglia Cesarotti considerata legata da decenni a Cosa nostra etnea che si occupava di procurare soldi di è “nell’altra vita” (il boss deceduto Francesco Mangione) di coloro che invece “sono sepolti vivi” (gli ergastolani Benedetto Santapaola e Aldo Ercolano).

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