Prosegue anche con l’avvio della stagione irrigua, la protesta dei lavoratori stagionali del Consorzio di Bonifica 9 di Catania. Continua anche il blocco del canale a quota 100, in contrada Ponte Barca a Paternò.

Per 33 operai stagionali, cosiddetti ‘cinquantunisti’, tra cui molti manovratori e saldatori specializzati, il contratto è scaduto e non sembra esserci continuità lavorativa. A rischio il buon servizio che dovrebbe dare il Consorzio ai suoi 1200 utenti.

“La grave situazione del consorzio di bonifica di Catania è nota da tempo – afferma Pietro Di Paola, segretario generale Fai Cisl Catania – strutture vetuste e malandate che necessitano di continue cure di manutenzione, gestione e custodia. Siamo in questo momento all’inizio della campagna irrigua che non potrà essere garantita in quando una buna parte dei lavoratori stagionali a giorni sarà licenziato se non si provvede alla proroga”.

“La politica regionale nell’ultimo ventennio – prosegue – ha scarsamente investito sull’adeguamento tecnologico, su nuove infrastrutture, in attesa di ridisegnare una legge di riordino che dia ruolo all’ente e ai lavoratori e tenga conto delle necessità territoriali”.

Secondo Di Paola, “per far funzionare in modo adeguato e regolare il consorzio, occorre personale, cosa non possibile da molto tempo, per la carenza cronica di personale a tempo indeterminato che ormai supera il 50% di quanto previsto nella pianta organica. Si è ricorso quindi a impiegare personale stagionale per garantire un minimo di gestione, cosi facendo si è arrivati ad accumulare sempre più carenze e necessità”.

Già da molti anni la Fai Cisl, con le altre organizzazioni sindacali del settore, ha denunziato tale anomalia a cui con tanta difficoltà negli anni si è sopperito con un aumento di giornate lavorative che ha innescato una lunga seria di contenziosi. Alcuni di questi hanno ottenuto sentenza favorevole, altri in corso che riconoscono il diritto acquisito dei lavoratori e quindi creano ulteriori e gravi difficoltà economiche all’ente. “Basterebbe – commenta Di Paola – cosi come da noi richiesto, coprire con essi tutti i posti previsti all’interno della pianta organica”.

A tutto questo si aggiunge il ritardo del pagamento degli stipendi e l’incertezza dell’erogazione delle somme necessarie per la sua funzionalità,che ha determinato un clima non sereno che sfocia in giuste e prolungate proteste.

Le richieste dei lavoratori catanesi, e degli altri consorzi di bonifica regionali, sono inserite nella proposta elaborata da Fai-Cisl, Flai-Cgil, Filbi-Uil dove viene rimarcato il ruolo primario dei consorzi per lo sviluppo della nostra agricoltura, unica fonte primaria per mantenimento di gran parte dell’economia e delle famiglie catanesi.

Il governo e l’assemblea siciliana devono individuare le risorse necessarie in modo da permettere una gestione efficace e produttiva delle risorse umane disponibili per difesa del territorio dal rischio idrogeologico; progettazione, realizzazione e gestione di nuovi impianti di raccolta acque; progettazione, realizzazione e gestione di impianti per il riutilizzo delle acque reflue; progettazione e realizzazione di nuovi invasi per combattere la penuria d’acqua; accesso ai finanziamenti nazionali ed europei.

Occorre, ancora, impegnare la Regione nell’attuazione della riforma con un concreto programma e piano di contributi regionali fino alla restituzione della gestione dei consorzi e alla fine del commissariamento.

I punti fondamentali della proposta di riforma sono: abolizione articolo 47 comma 11 della L.R. 9/2016 manovra correttiva per il completamento dei pagamenti anno 2016; ripristinare il contributo regionale (rendendolo tramite norma impignorabile) previsto dalla L.R.45/95 e inserire nello stesso tutto il personale ivi compresi quei rapporti derivanti da sentenza; ripristinare il turn over, autorizzando i consorzi a coprire i posti vacanti con personale delle garanzie occupazionali e garantire a tutto il personale non inserito un minimo di 151 giornate; rimodulare con effetto immediato dei ruoli di contribuzione emessi, e in emissione (anni 2015/5016), nei confronti degli agricoltori con conseguente carico delle differenze nel bilancio regionale.

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