C’è anche il deputato di Italia viva all’Assemblea regionale Siciliana, Luca Sammartino, tra i 38 indagati dell’inchiesta Report della Dda di Catania, su indagini della Guardia di finanza. Il reato ipotizzato nei suoi confronti è di corruzione elettorale. E’ quanto emerge dall’avviso conclusioni indagini notificato agli indagati dalle Fiamme gialle del comando provinciale di Catania, in collaborazione con lo Scico. Nel capo di imputazione si contesta a Sammartino “promesse di utilità” a Girolamo ‘Lucio’ Brancato, ritenuto esponente di spicco della frangia del clan Laudani capeggiata da Orazio Scuto, “in cambio del proprio voto e dei suoi familiari”. Secondo l’accusa le “utilità” erano “un posto di lavoro di un nipote di Brancato alla Mosema, società di Mascalucia a partecipazione pubblica per la gestione di rifiuti” e “lo spostamento di una cabina telefonica nei pressi della pizzeria di sua moglie a Massa Nunziata-Mascalucia”. Il legale di Sammartino, l’avvocato Carmelo Peluso, ha commentato: “Ci difenderemo in maniera adeguata appena conosceremo i dettagli della contestazione”

“Apprendo la notizia dagli organi di stampa. Sono consapevole di non aver commesso alcun reato. Quando avrò contezza degli atti, sarò in condizione di replicare e mi difenderò adeguatamente” commenta il deputato

La vasta operazione antimafia a Catania ha portato al fermo di 18 persone. Gli arresti sono stati eseguiti dalla Guardia di Finanza del Comando provinciale su delega della Dda. Gli arrestati sono indagati a vario titolo per associazione a delinquere di tipo mafioso, estorsione, usura, turbativa d’asta, favoreggiamento personale, detenzione e porto di armi da fuoco. le Fiamme Gialle hanno anche eseguito il sequestro preventivo, per un valore complessivo di un milione di euro, delle quote sociali e del patrimonio aziendale della “Friscus srl”, che opera nel setore della logistica per trasporti, la cui proprietà sarebbe stata fittiziamente intestata a una prestanome del clan.

Le indagini hanno riguardato 37 soggetti. Scoperto un giro di pizzini che Orazio Scuto “il vetraio”, reggente del “clan Laudani” per il territorio acese e detenuto a Caltanissetta, faceva recapitare gli ordini. i pizzini erano nascosti nelle confezioni di succhi di frutta o barrette di cioccolato e venivano portati all’esterno del carcere grazie all’aiuto di Valentina Scuto. Il clan era gestito di fatto da Litterio “Rino” Messina. Sono stati ricostruiti episodi di estorsione nei confronti di imprenditori catanesi posti in essere da esponenti del clan Santapaola.

Articoli correlati