La corsa alla regione: non c’è pace in vista delle elezioni regionali di novembre e si prepara una estate rovente non solo sul fronte delle temperature.

L’addio di Nello Musumeci

La Regione Siciliana ha fatto molti interventi anche nel settore della cultura e per quelli che non sono finiti “ci sarà il mio successore” perché “io toglierò il disturbo“. E’ un passaggio del presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, nel suo intervento per l’inaugurazione di una mostra su Sant’Agata all’università di Catania che cambia all’improvviso gli scenari politici per le prossime elezioni in Sicilia per il governo dell’isola. Musumeci non ha voluto parlare della sua dichiarazione con i giornalisti presenti, sorpresi dal suo apparente cambio di linea.

Un addio ancora in bilico

Ma la scelta del Presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci non è ancora stata fatta definitivamente e solo giovedì prossimo, 23 giugno, Musumeci incontrerà i giornalisti per rendere note ufficialmente le proprie decisioni in relazione alle prossime elezioni regionali.

Sorpresa a metà

Che Musumeci, stanco degli attacchi da parte della sua maggioranza di centrodestra, e in particolare del presidente dell’Ars e leader di Fi in Sicilia, Gianfranco Miccichè, sia pronto a fare un passo indietro e a rinunciare alla ricandidatura alla presidenza della Regione, è un’ipotesi della quale avrebbe già parlato con i suoi fedelissimi. Un ruolo in questa decisione lo avrebbero avuto i fischi di venerdì sera a Taormina. Un ritorno alle realtà rispetto a quello che i suoi fedelissimi gli dicono da mesi

Un cambio di decisione che, se confermata ufficialmente, di fatto spianerebbe la strada alle trattative per la scelta del nuovo candidato del centrodestra e sulla quale si ‘peseranno’ i rapporti di forza anche tra i leader nazionali della coalizione con Giorgia Meloni che ha sostenuto con FdI la ricandidatura di Musumeci e che contesterà a Lega e Forza Italia l’aver costretto all’eventuale passo indietro il governatore uscente.

Il nodo Lazio

Ma di fatto il passo indietro di Musumeci tiene conto anche dell’imbarazzo nel quale avrebbe rischiato di piombare la meloni se, come sembra, ci siano ormai le condizioni per ottenere, da parte di Fratelli d’Italia, la candidatura nel Lazio. una eventualità che avrebbe messo FdI in condizione di rinunciare alla Sicilia

Le amministrative

Il test delle amministrative, appena concluse consegna, infatti, al centrodestra e al centrosinistra in Sicilia un quadro politico complesso. A scuotere le due coalizioni sono le mine vaganti: Cateno De Luca, suo l’exploit a Messina che ha frantumato i due poli e in corsa da quattro mesi per la Regione; e Fabrizio Ferrandelli, terzo a Palermo, definito da Miccichè “il nuovo soggetto politico” con cui discutere. Su entrambi i fronti, confronti e trattative non si sono mai fermati e gli scenari mutano di ora in ora.

Se a livello nazionale segna la crescita di fdI e la frenata della legas, a livello locale fa notare il mancato sorpasso di FdI a Forza Italia

Da Berlusconi alla Lega, le reazioni

“Felice per le vittorie di Palermo e di Messina, la Lega – Prima l’Italia è da tempo al lavoro per la Sicilia del futuro. Tenere il Centrodestra unito, con una candidatura condivisa e vincente, era e rimane il nostro impegno con i Siciliani”. Così fonti della Lega/Prima l’Italia dopo le parole di Nello Musumeci.

“Il centrodestra ha bisogno di essere unito, senza perdersi in questioni sterili come la discussione sulla futura leadership” sostiene, invece, il presidente di Forza Italia Silvio Berlusconi, nel corso di una telefonata per festeggiare l’elezione di Lagalla a Palermo.

“Dove siamo riusciti a farlo, come a Palermo – ha quindi aggiunto – abbiamo dimostrato di rappresentare la maggioranza naturale degli italiani”

Tensione anche a sinistra

Nervi tesi anche nel centrosinistra. Il via libera alle primarie (si voterà on line e nei gazebo il 23 luglio) non sta acquietando il campo progressista. Anzi. Pd e M5s stanno gestendo problemi non indifferenti; i Dem sul nome da lanciare per le consultazioni (in pole c’è l’eurodeputata Caterina Chinnici, ma non mancano i maldipancia) e il M5s che, nome a parte (Luigi Sunseri, Nuccio Di Paola e Giancarlo Cancelleri su cui pesa però l’interrogativo del terzo mandato) si deve misurare anche con l’ipotesi scissione. In più l’apertura ad Azione e +Europa (trascinati a Palermo dall’ottimo risultato elettorale di Fabrizio Ferrandelli) non pare abbia riscaldato i cuori del ‘Centro’. Tutt’altro. “Le primarie rischiano di essere un esercizio di stile utile soltanto per la supremazia tra le correnti. Se viceversa il centrosinistra vuole fare un discorso serio e concreto siamo disponibili a sederci e ad aprire una discussione”, la laconica reazione del segretario di Azione, Carlo Calenda. Ancora più netto Benedetto Della Vedova di +Europa: “Primarie in Sicilia? No, grazie”. L’idea primaria, insomma, è di andare da soli. Riproporre il ‘modello Palermo’ anche in chiave regionali per preparare la strada a Calenda per le politiche. E la ricerca dell’alter ego di Ferrandelli (14mila voti a Palermo) è già partita.

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