“La Sicilia non è più la regione legata a pregiudizi a volte improntati al razzismo da parte di alcune testate giornalistiche, ma una terra che ha dimostrato e dimostra di avere una sanità di qualità e che si candida ad essere hub nel Mediterraneo in termini di ricerca e qualità di servizi per dare riposte a un mondo che bussa all’Europa”.
Lo ha detto il presidente della Regione, Nello Musumeci, a margine della giornata conclusiva del seminario ‘La sanità post Covid19‘ al teatro Bellini di Catania. “C’è un poco di pregiudizio nei confronti del Sud dettato da colleghi giornalisti – ha aggiunto il governatore – e perché si ritiene che sia ancora affollato da sregolati, disordinati, incoscienti e da gente irresponsabile. Per carità non c’è dubbio che una sparuta minoranza ci sia, ma noi abbiamo dimostrato di essere un popolo rispettoso delle regole e dobbiamo continuare a dimostrarlo con una responsabilità collettiva e individuale maggiore. Col virus dobbiamo conviverci forse un anno”.
“I numeri dicono che in Sicilia ci sono poco più di 200 contagiati, la Campania ne ha circa 700. E’ chiaro che rispetto alle regioni del Mezzogiorno non siamo in emergenza, per non parlare di regioni del Nord. Noi con il ‘bollettino di guerra’ quotidiano dovremo avere a che fare anche per il prossimo anno, alla fine ci stancheremo di sentire quanti sono i contagiati e i guariti. Dobbiamo abituarci a conviverci con questo maledetto virus con cautele e prudenza senza farci prendere dalla paura” h proseguito Musumeci che poi si è rivolto al Premier “Il premier Giuseppe Conte deve aver maggiore fiducia nei confronti dei presidenti della Regione, perché abbiamo una percezione reale del territorio e della sua esigenze: nessuno meglio di noi conosce gli umori della gente che governiamo”.
“Noi sappiamo dove è maggiormente omogenea una condotta collettiva responsabile e dove c’è particolare menefreghismo. E siccome siamo noi che ci mettiamo la faccia, e la politica si nutre di consenso pulito, è chiaro che siamo le migliori risorse di cui dispone”.
Sulla carenza di personale nella sanità in questa emergenza “Sono sempre stato contrario al numero chiuso nelle università, perché, e lo dico da padre, è un’ingiustizia, una follia. Perché un ragazzo a 18 anni ha il diritto di sognare di fare il medico e se gli togli il suo progetto di vita lo abbiamo perso, per sempre. Poi se al secondo o al terzo anno non è in regola con le materie si renderà conto di non essere adatto a raggiungere l’obiettivo”
“Sul Mes – ha concluso lanciando un allarme – siamo fortemente critici: parliamo di guardare al futuro, ma stiamo consegnando ai nostri figli e ai nostri nipoti un pesante fardello di debiti con i quali fare i conti. Abbiamo bisogno di razionalizzare le risorse di cui disponiamo e di spiegare a Roma che il rilancio dell’Italia parte dal Sud”.
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