“Il coinvolgimento di Fabio Frisina nei fatti che hanno portato all’inchiesta Malupassu, è antecedente e non è in alcun modo associabile con il suo successivo passaggio alle dipendenze di Dusty avvenuto nel settembre 2018″. Si difende così la Dusty, società che si occupa di raccolta e trasporto rifiuti, dai fatti che hanno coinvolto un suo dipendente indagato nell’ambito dell’operazione antimafia Malupassu del 3 giugno a Catania.

“Gli organi di stampa che hanno citato e citano Dusty in questa vicenda, ledono l’immagine e l’onorabilità di una società seria ed affidabile – si legge nella nota dell’azienda – Nello specifico. Il collegamento con Dusty in questa vicenda è del tutto errato e pretestuoso, giacché i fatti dell’inchiesta risalgono al 2017 ed il signor Fabio Frisina, è stato assunto dalla Dusty per passaggio immediato e diretto ed inserito in organico il 17.09.2018, e ciò esclusivamente poiché ricompreso nell’elenco degli aventi diritto al passaggio essendo già in forza presso la società Seneco che era il precedente gestore del servizio”.

Dusty non ha avuto quindi  alcun potere di scelta sull’assunzione o meno del signor Fabio Frisina. “Il signor Frisina che dalla precedente società era stato inquadrato con il livello A1, tale è rimasto, senza che Dusty abbia messo in atto alcuna “progressione di carriera” né autonomamente né tanto meno per accogliere richieste di avanzamento di carriera di parte di qualcuno, come erroneamente riportato da alcuni organi di stampa”.

Il 3 giugno oltre duecento Carabinieri del Comando Provinciale di Catania hanno eseguito 20 arresti, dei quali 18 in carcere e 2 agli arresti domiciliari,  nei confronti di persone ritenute boss e gregari della famiglia mafiosa catanese dei “Santapaola-Ercolano”.

Gli indagati sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, estorsione, ricettazione, detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti ed altri reati. I fermi sono arrivati su delega della Direzione Distrettuale Antimafia. L’ordinanza di custodia cautelare è stata emessa dal Gip del Tribunale di Catania.

Le ordinane di custodia cautelare scaturiscono da indagini che risalgono al 2017-2018 che hanno ricostruito la famiglia mafiosa di Mascalucia, diretta dallo storico boss ergastolano Pietro Puglisi, oggi detenuto al 41 bis. Il boss avrebbe continuato a dirigere la famiglia anche dal carcere. All’epoca ancora non era sottoposto al carcere duro.