Un business fiorente tra droga, armi e vari furti per alimentare la bancarella al mercatino delle pulci. Il titolare, Mario Tomaselli, era una specie di “mammasantissima”. Molto temuto al punto che c’era chi commetteva illeciti soltanto per essere considerato un affiliato, un fedelissimo. Ed effettivamente questa “potenza” la si è potuta anche toccare concretamente con mano. Il figlio Ignazio Giovanni, una volta arrestato, dal carcere riusciva anche a dialogare col telefono. Entrambi hanno avuto la custodia cautelare in carcere nell’ambito dell’operazione “Testuggine” scattata all’alba di oggi nel Catanese. Con loro altri 6 arrestati: due sono finiti dietro le sbarre, Roberto Caponetto, 39 anni, e Dario Natale Ruberto, 32 anni. Gli altri 4 vanno ai domiciliari e sono Carmelo Fabrizio Aiello, 37 anni, Manolo Caponetto, 39 anni, Gianluca D’Amico, 35 anni, e Nunzio Putrino, anche lui 35enne.
Il quadro indiziario
L’operazione del comando provinciale di Catania è scattata su delega della Procura di Catania. Ad avere emesso le misure cautelari il Gip del tribunale di Catania nei confronti di 8 persone. Sono sospettate, a vario titolo, dei reati di furto, ricettazione, estorsione, detenzione illegale di armi da fuoco e spaccio di sostanze stupefacenti. L’attività di indagine, che ha visto sul campo la compagnia di Gravina di Catania tra l’agosto del 2019 ed il gennaio del 2021, ha consentito di circostanziare la sussistenza di un grave quadro indiziario nei confronti degli appartenenti ad un gruppo criminale, che sarebbero autori di una lunga sequela di reati predatori che nella maggioranza dei casi erano destinati ad alimentare un mercatino dell’usato catanese, meglio noto come “mercatino delle pulci”.
L’avvio dell’indagine
L’indagine trae origine dall’arresto di Manolo Caponetto per un furto commesso all’interno di una abitazione a Mascalucia. L’uomo ha deciso di collaborare con la giustizia ed indicare i suoi complici, ed il primo nome che fece nel ruolo di ricettatore di quello di Ignazio Giovanni Tomaselli. L’indagine, che si è articolata con il supporto di attività tecniche, intercettazioni ambientali e telefoniche, e di osservazione, controllo e pedinamento, ha evidenziato come l’operatività del gruppo criminale fosse concentrata soprattutto nei comuni di Catania, San Pietro Clarenza e dell’hinterland etneo in generale.
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