Droga e telefonini in carcere destinati ai detenuti. Si allarga sempre di più il fenomeno dei traffici nelle carceri siciliane che permettono, fra l’altro, ai detenuti di continuare indisturbati a comunicare con l’esterno.

L’operazione Alcatraz

Un traffico organizzato di sostanze stupefacenti con spaccio di droga nel carcere di Augusta, nel Siracusano, è al centro di un’operazione di guardia di finanza e polizia penitenziaria che stanno eseguendo un’ordinanza cautelare personale nei confronti di undici indagati. L’inchiesta, denominata ‘Alcatraz’, è coordinata dalla direzione distrettuale antimafia della Procura di Catania che contesta anche “l’accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di detenuti”. Il provvedimento è in corso di esecuzione in Sicilia, Calabria e Friuli Venezia Giulia.

80 agenti impegnati in Sicilia, Calabria e Friuli

Nell’operazione sono impegnate oltre 80 persone, tra militari del comando provinciale della Guardia di finanza di Catania e del nucleo investigativo di Palermo della Polizia Penitenziaria. Il provvedimento è stato eseguito con l’ausilio di finanzieri del Servizio centrale investigazione sulla criminalità Organizzata, dei comandi provinciali di Palermo, Ragusa e Udine delle Fiamme gialle e, per la Polizia penitenziaria, con l’ausilio di personale del nucleo investigativo di Padova e di Catanzaro, sotto il coordinamento del Nucleo Investigativo Centrale. L’ordinanza di misure cautelari personali è stata emessa dal gip di Catania, su richiesta della Dda del capoluogo etneo, nei confronti di undici persone gravemente indiziate, a vario titolo, di traffico organizzato di sostanze stupefacenti e di spaccio di droga nella di reclusione di Augusta e di accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di detenuti.

Appena 48 ore fa i telefonini col drone al Pagliarelli

Appena 48 ore fa si era appreso di quattro telefoni cellulari portati nel carcere Lo Russo di Pagliarelli grazie ad un drone. La scoperta era stata fatta dagli agenti della polizia penitenziaria, guidati dal comandante Giuseppe Rizzo. Gli agenti hanno notato il drone volare nei pressi delle celle di massima sicurezza e fermarsi nei pressi di una finestra dove erano rinchiusi detenuti per condanne per mafia e per camorra.

Il controllo

E’ scattato il controllo nelle celle e nascosti nei water avvolti dal cellophane sono stati trovati e sequestrati quattro cellulari perfettamente funzionati in grado di utilizzare anche social network. I detenuti sono stati denunciati e rischiano una pena da uno a quattro anni.

L’operazione mette in risalto come i detenuti appartenenti al circuito alta sicurezza, nonostante il regime detentivo tentino in modo fraudolento di mantenere nell’ambito dei rispettivi aggregati criminali, ancorché detenuti – la loro egemonia ben potendo proseguire nelle loro condotte illecite, vanificando la risposta repressiva dello Stato Italiano.

Le parole di Rizzo

“Il Comandante di reparto – dice Giuseppe Rizzo – insieme al reparto da lui diretto da sempre impegnato a contrastare il fenomeno seppur con serie difficoltà – mira a recidere ogni forma di comunicazione fraudolenta, ritenendosi ragionevolmente plausibile il coinvolgimento di più soggetti che si trovano in stato di libertà con ruoli diversi tra loro, anche se non si escludono altre ipotesi investigative”. I soggetti sono stati deferiti all’agenzia giudiziara per il nuovo reato previsto e punito dall’art.391 ter. che rischiano la pena della reclusione da uno a quattro anni. Sono ancora in corso ulteriori indagini.

Gli ulteriori precedenti

Vicende che contano numerosi precedenti.  Gli agenti, durante un’attività coordinata dal comandante di reparto, avevano trovato nelle settimane scorse un microcellulare perfettamente attivo, in possesso di un detenuto che lo stava utilizzando nella propria cella. I controlli sono scattati nel reparto Mari.

Indagini e appostamenti in carcere

Dopo lunghi appostamenti gli uomini della polizia penitenziaria hanno fatto irruzione all’interno della cella trovando il detenuto supino sul letto che cercava di nascondere il microtelefono cellulare composto di quattro batterie che ne consentivano il funzionamento e la carica. E’ così scattato il sequestro di tutto il materiale.