Le estorsioni per mantenere i detenuti, emergono nuovi particolari sull’imponente operazione antimafia scattata all’alba nel Catanese. Ecco i nomi dei 13 arrestati, tutti di Biancavilla e destinatari della custodia cautelare in carcere. Si tratta di Salvatore Manuel Amato, 30 anni; Fabrizio Distefano, 32 anni; Placido Galvagno, 46 anni; Giovanni Gioco, 63 anni; Piero Licciardello, 28 anni; Giuseppe Mancari, 74 anni; Nunzio Margaglio, 28 anni; Carmelo Militello, 49 anni; Nicola Gabriele Minissale, 30 anni; Alfio Muscia, 44 anni; Ferdinando Palermo, 46 anni; Mario Venia, 47 anni; e Carmelo Vercoco, 50 anni.

Estorsioni di tutti i tipi

Biglietti per giri gratis sulle giostre ai figli degli affiliati detenuti: era uno dei modi di pagare il ‘pizzo’ a un clan di Biancavilla emerso dall’inchiesta “Ultimo atto” della Dda della Procura di Catania. Le indagini dei carabinieri, oltre 100 militari hanno eseguito il provvedimento nelle province del capoluogo etneo e de L’Aquila. I reati ipotizzati, a vario titolo, sono associazione mafiosa, estorsione, associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, reati aggravati dal metodo mafioso.

Inchiesta nata da un caso di tentato omicidio

L’inchiesta ha preso spunto dalle indagini dei carabinieri della compagnia di Paternò sul tentato omicidio di Davide Galati Massaro. Fatto di sangue avvenuto a Biancavilla il 9 settembre 2018. L’indagine permesso di svelare le dinamiche nel clan Toscano-Tomasello-Mazzaglia, articolazione territoriale della ‘famiglia’ mafiosa Santapaola-Ercolano di Cosa nostra di Catania, individuando anche l’attuale reggente.

Anche il traffico di droga

Oltre a un fiorente traffico di stupefacenti dalle indagini è emerso anche un vasto giro di estorsioni gestito dalla cosca ai danni di imprenditori di Biancavilla. I carabinieri hanno anche eseguito il sequestro finalizzato alla confisca di due società operanti nel settore del trasporto merci, dal valore di circa 5 milioni di euro, e ritenute direttamente riconducibili al clan.

Il presunto reggente

Il presunto reggente operativo e capo promotore del sodalizio è Mancari, detto “’u pipi”, storico elemento di vertice del clan. In passato aveva avuto una condanna definitiva all’ergastolo con isolamento diurno per omicidio, usufruì dell’indulto e di plurime riduzioni di pena per liberazione anticipata, nel 2009 è stato sottoposto a liberazione condizionale.

Le vittime

Tra le vittime sei imprenditori dei settori, all’ingrosso e al dettaglio, dei settori dell’edilizia, della ristorazione e del commercio. I soldi del racket, secondo l’accusa, servivano soprattutto per fare fronte alla mancanza di fondi per il sostentamento dei sodali in carcere. Fondi venivano procurati anche con il pizzo chiesto per le feste di Natale, Pasqua e di “San Placido”, patrono del Comune. Proprio per la festa del patrono il clan avrebbe pianificato anche l’imposizione ai gestori degli stand che sarebbero stati allestiti della fornitura del pane e della carne, a prezzi più cari. Inoltre, secondo quanto riferito da collaboratori di giustizia, vittime dell’estorsione sarebbero stati anche i giostrai, costretti a dare circa 2.000 biglietti per le attrazioni per i figli dei detenuti.

Armi e piantagione di droga

I carabinieri, durante le operazioni contro la cosca, hanno anche sequestrato delle armi, compreso un Kalashnikov Ak 47 utilizzato per il tentato omicidio di Galati, cinque pistole, una piantagione con oltre 300 piante di canapa indiana e oltre un chilo di marijuana. Il gip ha disposto anche il sequestro delle società “MM Logistic di  Miriana Militello” e “M.N. Trasporti s.r.l.” di Adrano e a Biancavilla, operanti nel settore del trasporto merci su strada, che, secondo l’accusa, che il clan utilizzava attraverso l’imposizione ai camionisti  e ai titolari di magazzini e ditte per imporre un “dazio” variabile per ogni bancale di frutta in viaggio verso il Nord Italia.

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