Il Nucleo Investigativo del Comando Provinciale Carabinieri di Catania ha eseguito un decreto di sequestro preventivo di beni patrimoniali, finalizzato all’eventuale confisca, emesso dal Tribunale di Catania – sezione misure di prevenzione, su richiesta della procura etnea, ai danni di Salvatore Fiore, affiliato alla famiglia Santapaola-Ercolano.

Fiore fermato nell’operazione “Fiori Bianchi” del 2013

Fiore è al momento detenuto a seguito dell’Operazione dei Carabinieri “Fiori Bianchi” del 2013. In particolare, i militari dell’Arma stanno apponendo i sigilli a 2 immobili, un fondo agricolo e un’attività commerciale, situati nei comuni di Catania e Mascalucia, per un valore di oltre 500 mila euro, acquisiti attraverso il reimpiego di capitali illeciti.

Le indagini sul patrimonio del boss

Le indagini patrimoniali svolte dai Carabinieri hanno infatti portato alla luce la “notevole sperequazione” tra il reale tenore di vita dell’uomo e della sua famiglia e la loro dichiarata capacità reddituale. Da qui la decisione di eseguire il sequestro preventivo dei beni che potrebbero poi passare definitivamente allo Stato.

I beni sequestrati

I beni destinatari del sequestro preventivo, tutti riconducibili al nucleo familiare del soggetto, riguardano un terreno a Mascalucia, un fabbricato , un immobile adibito a civile abitazione  in questa via Balatelle, la totalità dei beni aziendali strumentali dell’impresa di famiglia, riguardante il commercio al dettaglio di generi alimentari, anch’essa situata in via Balatelle e disponibilità bancarie per saldi attivi superiori a mille euro, esistenti presso diversi istituti di credito, che sono al momento ancora in corso di quantificazione.

E scatta anche l’operazione antimafia

Ed è notizia di questa mattina che è stata smantellata una organizzazione legata alla mafia del Catanese dedita al traffico di droga. Scattano 5 misure cautelari per Gaetano Di Giovanni, 48 anni, Salvatore Restivo, 43 anni Fabio Castelli,31 anni, Vincenzo Bauso, 46 anni, e Agatino Di Marzo di 45 anni. L’operazione è della polizia, coordinata dalla direzione distrettuale antimafia. Il Gip ha dato esecuzione a 5 arresti. Di Giovanni e Restivo in carcere, ai domiciliari invece Castelli, Bauso e Di Marzo. Le accuse sono a vario titolo associazione per delinquere finalizzata allo spaccio di sostanze stupefacenti. In più c’è l’aggravante di aver agevolato la mafia, ed in particolare la cosca “Santangelo Taccuni” che opera ad Adrano e che fa parte del mandamento “Santapaola Ercolano”.

Le indagini

Le indagini si sono sviluppate tra i mesi di settembre e dicembre 2019 dal commissariato di Adrano e dalla squadra mobile ed hanno messo in evidenza il connubio tra mafia e droga. Attraverso intercettazioni telefoniche, ambientali e videoregistrazioni, gli inquirenti sono riusciti ad acquisire “significativi elementi di colpevolezza a carico di un sodalizio criminale”. Organizzazione dedita allo spaccio di eroina, cocaina e marijuana operante ad Adrano con al vertice, in qualità di capi promotori, i fratelli Fabio e Vincenzo Castelli. Quest’ultimo, dopo l’arresto, è diventato collaboratore di giustizia.

Lo spaccio in una casa o anche a domicilio

Oltre a ricostruire la struttura interna del gruppo criminale, le indagini hanno permesso di risalire ai canali di approvvigionamento di sostanze stupefacenti. L’organizzazione si riforniva di cocaina e marijuana tramite alcuni trafficanti catanesi appartenenti al clan Santapaola Ercolano, mentre aveva il proprio fornitore di eroina in un trafficante di Palagonia.

Le scorte in un garage

L’organizzazione nascondeva le proprie scorte di droga all’interno di un garage in via La Malfa sempre ad Adrano. I proventi del traffico e dello spaccio confluivano in una “cassa comune” gestita in modo centralizzato dai fratelli Castelli. A loro volta questi erano tenuti a corrisponderne una percentuale ai vertici del clan mafioso Santangelo “taccuni” di Adrano. I Castelli si facevano forti della paura che incuteva il clan per imporre agli spacciatori l’approvvigionamento da loro. Il gruppo criminale si dotava anche di armi da sparo, assicurandosi così l’apporto militare necessario. Questo per eventualmente sostenere il confronto con gli altri gruppi malavitosi di Adrano in caso d’improvvisi picchi di conflittualità e derive violente.

I diversi arresti

Le indagini hanno consentito diversi arresti di membri del gruppo criminale con relativi sequestri di sostanze stupefacenti e armi da sparo. Nel tempo arrestati non solo Vincenzo a Fabio Castelli ma anche Federico Longo e Giovanni D’Aparo. In tutti i casi la polizia ha rinvenuto droga, armi e cartucce.

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