Due nuove bocche effusive si sono aperte, ieri pomeriggio, sul fianco del cratere di Sud-Est dell’Etna. La prima è a quota 3.250 metri circa, la seconda, più bassa, intorno a 2.800 metri. E’ quanto emerso da un sopralluogo effettuato da ricercatori dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, Osservatorio etneo, di Catania.

L’ampiezza del tremore risulta stazionaria

Il tasso effusivo al momento delle osservazioni era basso ed il flusso si muoveva all’interno della Valle del Bove in direzione di Monte Simone. I fronti lavici più avanzati hanno raggiunto la quota di circa 2.100 metri. L’ampiezza del tremore risulta stazionaria nella fascia alta dei valori.

Il 21 maggio l’allerta gialla

Il 21 maggio scorso una nuova bocca effusiva, con conseguente colata lavica, si è aperta sul versante settentrionale del cratere di Sud-Est dell’Etna a una quota di circa 3.250 metri. Emette questa piccola colata lavica in direzione nord-est. Prosegue anche l’effusione lavica dalla bocca che si è aperta il 12 maggio scorso, i cui fronti lavici si attestano nella desertica Valle del Leone. Il cratere di Sud-Est continua ad essere interessato da un’attività esplosiva Stromboliana, di intensità variabile, che è stata accompagnata da una emissione discontinua di cenere diluita che si è dispersa in direzione sud-ovest. E’ quanto emerge da rilievi compiuti da esperti dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, Osservatorio etneo, di Catania.

Sorgente a 3 mila metri di profondità

Dal punto di vista sismico l’ampiezza media del tremore vulcanico, pur mostrando ampie oscillazioni nel trend, si mantiene nell’intervallo di valori alti. La sorgente del tremore vulcanico risulta al di sotto del cratere di Sud-Est, alla profondità di circa 3.000 metri. L’attività infrasonica al cratere di Sud-Est è molto sostenuta sia nel numero che nell’energia dei transienti infrasonici. I segnali acquisiti dalle reti Gnss e clinometrica non mostrano variazioni significative.

Il parere della Protezione Civile

Dalle valutazioni emerse durante la riunione del 20 maggio con i centri di competenza e il dipartimento della protezione civile della Regione Siciliana, quest’ultimo ha disposto per il vulcano Etna il passaggio di livello di allerta da “verde”, che corrisponde all’attività ordinaria, al livello “giallo”, e la conseguente attivazione della fase operativa di “attenzione”. “Tale valutazione – sottolinea una nota del Dipartimento della Protezione civile – è basata sulle segnalazioni delle fenomenologie e sulle valutazioni di pericolosità rese disponibili dai centri di competenza che per l’Etna sono l’istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (osservatorio etneo e sezione di Palermo), il dipartimento Scienza della terra dell’università di Firenze e il consiglio nazionale delle ricerche istituto per il rilevamento elettromagnetico dell’ambiente”.

Potenziamento del monitoraggio

“L’innalzamento del livello determina il potenziamento del sistema di monitoraggio del vulcano – prosegue il dipartimento di protezione civile – e l’attivazione di un raccordo informativo costante tra la comunità scientifica e le altre componenti e strutture operative del Servizio nazionale della protezione civile. Il dipartimento della protezione civile condivide tali informazioni con la struttura di protezione civile della Regione Siciliana che, soprattutto in relazione a scenari di impatto locale, allerta le strutture territoriali di protezione civile e adotta eventuali misure in risposta alle situazioni emergenziali. Indipendentemente dalle fenomenologie vulcaniche di livello locale, che possono avere frequenti variazioni, persiste una situazione di potenziate disequilibrio del vulcano. Occorre quindi tener presente che i passaggi di livello di allerta possono non avvenire necessariamente in modo sequenziale o graduale, essendo sempre possibili variazioni repentine o improvvise dell’attività, anche del tutto impreviste”.

(foto di repertorio)

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