“Credo che in Sicilia si vedano con ancora più evidenza i limiti del partito nazionale, le porte girevoli del trasformismo, una debolezza della nostra struttura sui territori, i commissariamenti. Io penso che abbiamo bisogno di dare forza e vigore al nostro partito. Si voterà tra poco in Sicilia così come in altri territori importanti e penso ci sia il bisogno di rialzare la qualità della nostra proposta politica. Per troppo tempo ci siamo illusi che bastasse un capo bravo a parlare in televisione”.

Esordisce così Roberto Speranza, uno dei massimi esponenti della minoranza Dem, che intervistato a Catania da BlogSicilia a margine di un incontro sulle ragioni del No in fatto di referendum costituzionale, è piuttosto tranchant nei confronti della gestione del partito in Sicilia causata dal ‘mal governo’ del premier che è anche suo segretario.

E in tema di referendum, Speranza, lanciando una risposta proprio all’ex sindaco di Firenze che non si è certo risparmiato di apostrofare il folto e variegato schieramento del ‘No’, ricorda ci sono tante persone del Pd che non voteranno ‘Sì’ a questo referendum perchè non convinte da questa riforma ed è giusto che vengano rappresentate. Renzi ha parlato di una accozzaglia ma penso sia un modo sbagliato che somiglia tanto al ‘ciaone’ dato ai 15 milioni di italiani che votarono al referendum sulle trivelle. Dal cinque dicembre lavoreremo per tenere unito il Pd ma intanto c’è bisogno di rispetto reciproco…”.

In merito poi al più che ipotetico ritorno in ‘grande stile’ delle tante correnti democrat ‘assopite’ dal ‘renzismo’ all’indomani di una possibile vittoria del ‘No’ con conseguente riorganizzazione, per così dire, del partito, Speranza evidenzia che “non si tratta del congresso del Pd, non è neanche una prova sul governo. Qui si vota sulla costituzione ed ogni cittadino deve farsi la sua idea liberamente. Non ci sono, insomma, vincoli o discipline di partito. Un attimo dopo la fine del referendum ragioneremo su tutto quello che c’è da fare. Ci sarà un congresso e dentro il congresso ci misureremo”.

Sulle più che marcate divergenze interne ai Democratici che renderebbero difficile l’inevitabile ‘processo’ di riunificazione interna al partito, l’esponente di punta della minoranza Dem ribadisce che “il partito lascia libertà di coscienza. Personalmente, entrando nel merito, ritengo che in questa riforma si concentra troppo potere in una sola persona, del capo del partito che vince le elezioni”.

Per Speranza, infine, tornando ai temi legati al suo partito afferma sicuro che “il Pd perde smalto se non parla dei problemi veri dei cittadini, se si chiude a discutere solo di questioni istituzionali. Il Pd invece recupera i cittadini se parla di lavoro, pensioni, se si occupa di povertà e di lotta alle diseguaglianze. Se fossi alla guida del Pd una cosa che farei subito sarebbe togliere l’ultima legislazione sui voucher che ha prodotto solo precarietà”.

In sala pezzi della importanti della Cgil catanese fra cui il leader provinciale Giacomo Rota, la deputata Luisa Albanella e la parlamentare Mariella Maggio. C’è anche l’assessore comunale al Welfare, Angelo Villari, ascolta e affida una riflessione ad alcuni militanti che sposta il tempo al 5 dicembre. “A prescindere da come voterà ciascuno al referendum – sussurra – occorre pensare da subito come trovare l’unità del partito e del Paese dopo il voto. Ragazzi, dobbiamo lavorare a quello”.