“La possibilità di presentare entro il 30 novembre un nuovo piano di riequilibrio senza il congruo contributo governativo straordinario più volte richiesto, rimarrebbe fine a se stessa, per l’insuperabile vulnus dell’assoluta carenza liquidità indispensabile ad assolvere ai servizi essenziali e agli obblighi contrattuali derivanti dall’attività ordinaria”. E l’allarme lanciato dal sindaco di Catania, Nello Pogliese, al premier, Giuseppe Conte, e ai vice ministri Luigi Di Maio e Matteo Salvini, sul rischio default dell’Ente dopo che la Corte dei Conti il 4 maggio ha dichiarato il dissesto economico finanziario del Comune.
Pogliese ricorda che “numerose interlocuzioni sono state intraprese con autorevoli rappresentanti dell’Esecutivo Nazionale, trovando sempre attenzione e disponibilità, affinché il Comune di Catania potesse usufruire di un contributo straordinario per riequilibrare il Bilancio gravato da 1,6 miliardi di euro di debiti e fare fronte alla gravissima crisi di liquidità, visto che l’anticipazione di cassa annuale di 188 milioni era già stata pressoché esaurita alla data dell’ insediamento della nuova Amministrazione, il 18 Giugno 2018”.
“I gravi rischi, anche sociali, di tale evenienza – aggiunge il sindaco – sono stati rappresentati al ministro dell’Interno in una riunione in Municipio a Catania lo scorso 14 agosto, proprio al fine di individuare una soluzione utile a fronteggiare la carenza di risorse del Comune di Catania e le inevitabili ripercussioni che, in caso di esito negativo al sostegno richiesto, potrebbero verificarsi”.
Il sindaco confida “nell’attenzione e nella sensibilità del governo” reiterando “un improcrastinabile e urgentissimo vostro pronunciamento di sostegno finanziario straordinario, che eviti i gravissimi rischi di un inevitabile default del Comune di Catania, di cui – sottolinea Pogliese – saremo giocoforza costretti a prendere atto tempestivamente, tenuto conto che tra impiegati diretti, delle partecipate e dell’indotto, l’Ente interessa circa dieci mila famiglie, che chiedono legittimamente di avere onorati gli impegni della Pubblica Amministrazione”.
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