Infiltrazioni della mafia nelle scommesse online sono al centro di un’inchiesta della Procura distrettuale di Catania che ha portato all’emissione, da parte del Gip, di un’ordinanza cautelare nei confronti di 21 indagati.

All’inchiesta ha dato un importante contributo l’imprenditore del settore Fabio Lanzafame, che sta collaborando con la magistratura.

Nell’ambito dell’operazione, denominata ‘Revolutionbet 2’, i carabinieri hanno arrestato quattro persone ritenute appartenenti alla ‘famiglia’ Santapaola-Ercolano e, in particolare, alla frangia operante nel comprensorio di Lineri di Misterbianco (CT). L’attività investigativa ha fatto luce sul gruppo mafioso, capeggiato dai fratelli Carmelo Gabriele e Vincenzo Placenti, abituato ad operare “sotto traccia”, in modo da eludere eventuali indagini.

Quello che Carmelo Gabriele Piacenti, in un intercettazione, chiama la ‘duranza’ (durata, ndr). Gli arrestati sono: Bartolo Augusta, 44 anni, Giovanni Di Stefano, 34, Alfio Saitta, 35, ed Emanuele Trippa, di 41.
La guardia di finanza, che ha posto agli arresti domiciliari 16 indagati, ha fatto luce sui rapporti economici e sulle
infiltrazioni del gruppo nel settore finanziario. Sono accusati di avere assicurato al gruppo Placenti l’intestazione formale di attività commerciali nel settore del ‘gaming’ e di autoveicoli, alimentate con il controllo di una rete nazionale di circa 500 agenzie di scommesse.

Garantito il funzionamento, tra il 2016 e il 2017, della raccolte di complessivi 20 milioni di euro giocate illegali nelle province di Catania, di Catania, Messina, Siracusa, Palermo e Trapani.

Militari delle Fiamme gialle hanno posto agli arresti domiciliari: Francesco Insanguine, di 42 anni, Massimiliano Giuseppe Vinciprova, di 40, Giuseppe Cocimano, di 43, Massimo Giuffrida, di 45, Luciano Paccione, di 42, Leonardo Zappalà, di 57, Fabio Calcagno, di 35, Sebastiano Campisi, di 34, Sebastiano De Matteo, di 42, Francesco Guerrera, di 33, Ottavio Imbesi, di 47, Orazio Intagliata, di 29, Alfredo Valenti, di 31, Giovanni Iannì, di 31, Vincenzo Mangano, di 32, Marco Daidone, di 45.

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