La mafia dei Santapaola Ercolano usava un gruppo specializzato per imporre il pizzo e controllare il territorio. Un gruppo che operava da anni senza mai interrompere le azioni intimidatorie a chi non pagava. Lo ha scoperto la polizia dopo anni di indagini

Il maxi blitz contro il pizzo

Così una vasta operazione antimafia della polizia di Catania, coordinata dalla Dda, per disarticolare il clan di Lineri dell’associazione mafiosa Santapaola-Ercolano è scattata all’alba di oggi. Centinaia di agenti, coadiuvati da reparti speciali, stanno eseguendo un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di decine di esponenti di un gruppo di Cosa nostra specializzato nelle richieste di pizzo ad imprenditori e commercianti. Sono circa venti le imprese liberate dal ‘pizzo’ dopo anni di ‘taglieggiamento’.

Ricostruite intimidazioni e sequestrati beni

Sono state ricostruite diverse intimidazioni una delle quali risalenti al 2019 quando all’impresa che non voleva pagare furono fatte trovare pallottole a scopo intimidatorio. nell’ambito dell’operazione sono in corso perquisizioni e sequestri di beni riconducibili agli indagati

L’operazione ‘Sabbie Mobili’

“E’ inconcepibile che ancora oggi, nonostante l’efficacia e l’incisività dell’azione di contrasto espletata dallo Stato, esistano parti offese che si ostinano a non denunciare, addirittura dichiarando il falso”. Lo afferma il direttore centrale Anticrimine della Polizia, il prefetto Francesco Messina, sull’operazione ‘Sabbie mobili’, coordinata dalla Dda di Catania, che ha disarticolato il clan di Lineri legato alla ‘famiglia’ mafiosa Santapaola-Ercolano. “La lotta alla criminalità organizzata – aggiunge Messina – non può essere delegata esclusivamente alle forze dell’ordine e alla magistratura. La sicurezza è di tutti e l’unica protezione è quella fornita dallo Stato. Cosa nostra non fornisce protezione, commette delitti e inquina le libertà economiche. Non denunciare di essere vittima di estorsione è un comportamento che potrebbe essere talvolta ai limiti della rilevanza penale. Colpisce – sottolinea Messina – in questa indagine, che su 32 estorti, solo 16 abbiano ritenuto di contribuire con le loro denunce all’accertamento della verità da parte nostra”