L’arresto della candidata alle regionali in Sicilia di Fratelli d’Italia, Barbara Mirabella, su cui aleggia l’ombra di una mazzetta finisce per far emergere i soliti veleni attorno alla magistratura. Arriva dal coordinatore provinciale Catanese del partito della Meloni, Alberto Cardillo, l’ennesimo sospetto: “Attoniti per la tempistica”.

Richiesta misure cautelari di “tre mesi fa”

“La vicenda che coinvolge Barbara Mirabella – afferma Cardillo – ci colpisce profondamente, soprattutto per il provvedimento spropositato degli arresti domiciliari che la colpisce umanamente, professionalmente e politicamente. Pur continuando a nutrire profondo rispetto nei confronti della giustizia, e speranzosi che le accuse possano venir meno rapidamente, non può non lasciare attoniti la tempistica, soprattutto in considerazione del fatto che la richiesta di misure cautelari parrebbe essere stata depositata ben tre mesi fa”.

Da 6 mesi senza alcun incarico amministrativo

Secondo il leader catanese di Fratelli d’Italia a soli tre giorni dal voto regionale si decidono i domiciliari per una candidata che da sei mesi non ha più alcun incarico amministrativo: “Dunque – evidenzia sempre il coordinatore provinciale dei Meloniani – non potrebbe reiterare alcun reato, e che da giorni incontra cittadini e amici, con l’entusiasmo e la passione che la contraddistinguono. A Barbara Mirabella esprimiamo tutta la nostra solidarietà e l’augurio di poter dimostrare la totale estraneità ai fatti contestati e tornare presto al proprio lavoro, anche se nulla potrà restituirle il sorriso con quale ha interpretato, da non-professionista della politica, il proprio impegno civico al servizio della Comunità che ha sempre degnamente rappresentato”.

L’operazione

Questa mattina sono scattati gli arresti domiciliari per Barbara Mirabella, ex assessore comunale alla Cultura e Pubblica Istruzione nella giunta presieduta dall’allora sindaco Salvo Pogliese. Nell’inchiesta condotta dalla squadra mobile, sotto il coordinamento della Procura diretta da Carmelo Zuccaro sono coinvolti anche il professore Francesco Basile, direttore dell’unità operativa complessa di Chirurgia toracica del Policlinico Rodolico-San Marco di Catania e l’imprenditore Giovanni Trovato, amministratore delegato di un’azienda farmaceutica catanese. Basile è accusato di falso, corruzione e concussione. Trovato deve difendersi dall’accusa di corruzione. L’inchiesta della squadra mobile si è sviluppata su due filoni. Una è quellòa che riguarda l’organizzazione del 123esimo congresso nazionale della Società Italiana di Chirurgia, della quale Basile è presidente.

L’atto di accusa della Procura

Ecco l’accusa della Procura: “Sono stati acquisiti elementi in ordine agli stretti rapporti instaurati tra Basile, gli amministratori della società New congress, che ha organizzato l’evento, e l’allora assessore del Comune di Catania con delega, tra l’altro, per i grandi eventi, Barbara Agnese Mirabella, che sarebbero andati oltre la fisiologia allorché, al fine di ottenere l’incondizionato ausilio dell’assessore e, dunque, dell’amministrazione comunale per tutte le necessità della organizzazione del prestigioso congresso, gli amministratori della New Congress, a ciò indotti anche dal Basile, avrebbero accettato di pagare 10.000 euro alla società Expo srl, della quale era socia l’assessore Mirabella, per la prestazione di servizi non necessari alla organizzazione dell’evento”.

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