Emergono nuovi particolari sull’operazione antimafia Skanderbeg che vede ben 101 indagati, tra cui due minorenni, tutti accusati, a vario titolo, di essere stati parte integrante della fitta rete di spaccio di San Giovanni Galerno, a Catania, gestita dalla cosa nostra locale controllata dal clan Nizza. LE FOTO DEGLI ARRESTATI

Le indagini dell’operazione Skanderbeg dei carabinieri di Catania che ha permesso di sgominare 12 piazze di spaccio sono state condotte dall’ottobre 2018 al maggio 2019, con l’ausilio di attività tecniche di intercettazione e di videoripresa. Sono state riscontrate dalle dichiarazioni di due recenti collaboratori di giustizia: Dario Caruana e Silvio Corra. Quest’ultimo ha avuto il ruolo di reggente del clan Nizza, a cui facevano riferimento i gruppi di trafficanti e spacciatori, sostituendo il boss Lorenzo Michele Schillaci come responsabile della cosca dopo il suo arresto l’8 novembre del 2019. In locali in uso a quest’ultimo, all’epoca, furono trovati e sequestrati 60.000
euro provento dell’attività delle piazze di spaccio, la ‘carta degli stipendi’, la ‘carta delle estorsioni’, e la ‘carta delle piazze di spaccio.

Parte dei proventi delle vendita della droga servivano, ricostruisce la Dda di Catania, anche al mantenimento
delle famiglie degli affiliati detenuti. In particolare nella ‘carta’ venivano indicate le iniziali di 43  detenuti con accanto la somma spettante alla famiglia per un importo totale mensile di circa 42.000 euro. I tempi di intervento, sottolinea la Procura di Catania, ‘sono stati particolarmente brevi in attuazione di un consolidato protocollo di indagini seguito dalla Direzione distrettuale antimafia per contrastare il fenomeno delle piazze di spaccio a Catania e che ha consentito di eseguire l’ordinanza cautelare nei confronti di 99 indagati solo dopo pochi mesi rispetto alla condotta contestata (l’informativa finale è stata depositata a fine giugno 2019 mentre la richiesta di misura cautelare è stata depositata nel novembre 2019).

“Gruppi criminali che operavano in autonomia ma con la supervisione di Michele Schillaci – ha detto il Tenente Colonello Giuseppe Battaglia, comandante della Compagnia Carabinieri di Catania Fontanarossa – le cessioni di cessione di droga avveniva secondo dinamiche consolidate, tutti avevano dei compiti. C’erano capo piazza, vedette, pusher. Le indagini hanno permesso di accertare la disponibilità di armi a disposizione dell’organizzazione”.

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