Pfizer annuncia 210 esuberi e taglio d’investimenti su Catania. A tanto ammonta l’esubero di personale annunciato  dal colosso americano. Pfizer lo ha comunicato ieri alle organizzazioni sindacali, nel corso di una videoconferenza a livello nazionale. Una decisione che riguarda lo stabilimento produttivo di Catania e che interessa, nello specifico 80 lavoratori con contratto in somministrazione che non verranno rinnovati e circa 130 dipendenti effettivi ai quali, in prima istanza, sarà proposto il trasferimento nella sede di Ascoli Piceno.

L’inversione di rotta sul polo Pfizer catanese

Pfizer inoltre dimezzerà gli investimenti, da una cifra pari a poco meno di 60 milioni di euro annuali, precedentemente erogati per la produzione catanese, ad una somma intorno ai 28 milioni di euro che consentirà soltanto la manutenzione degli impianti. Un’inversione di rotta repentino, quello operato dal colosso multinazionale che opera nel settore della farmaceutica, che le sigle sindacali avevano già immaginato nei mesi scorsi quando, invano, avevano richiesto un incontro. Dopo l’annuncio i sindacati non restano a guardare. “Da oggi partiranno iniziative e mobilitazioni in vista dello sciopero del prossimo 4 marzo. Pfizer non può pensare di depotenziare lo stabilimento di Catania”. È netta la posizione di Femca Cisl, Filctem Cgil e Uiltec Uil, all’indomani della riunione fra la multinazionale farmaceutica e le segreterie nazionali dei sindacati di categoria.

L’azienda fa marcia indietro, mobilitazione dei sindacati

Jerry Magno, Giuseppe Coco e Alfio Avellino, segretari generali di Filctem Cgil Catania, Femca Cisl Catania e Uiltec Uil Catania, rimarcano l’incongruenza delle scelte aziendali. “Nello stabilimento etneo – aggiungono – operano professionalità d’indiscussa competenza. La multinazionale invece di avviare un rilancio, decide di far marciare a scartamento ridotto impianti strategici, privandosi peraltro di personale altamente qualificato”.

Investimenti ridotti

La Pfizer ha comunicato ai sindacati che per i prossimi 3 anni allo stabilimento catanese sono destinati 26 milioni di euro, “una cifra irrisoria – come sottolineano Magno, Coco e Avellino – sufficiente soltanto per la manutenzione degli impianti”. Filctem Cgil, Femca Cisl e Uila Uil chiedono che anche le istituzioni locali, regionali e nazionali facciano sentire la loro voce. “In ballo non c’è soltanto il destino di tanti lavoratori – affermano i sindacati confederali di categoria – ma tutto il tessuto economico e produttivo di un territorio. Non si può stare in silenzio. Tutti i soggetti coinvolti a vario titolo, intervengano a difesa di questa realtà importante per la Sicilia”.

La batosta sul polo produttivo etneo

“Dopo un anno e mezzo di silenzio per Catania arriva la batosta che temevamo, ovvero la riduzione dei volumi della produzione ed un contestuale drastico tagli all’impegno di somme, che avrebbero invece dovuto garantire nuove produzioni – dicono i segretari nazionali della federazione Ugl Chimici Eliseo Fiorin ed Enzo Valente, insieme al segretario provinciale Carmelo Giuffrida e ai rappresentanti sindacali unitari della sigla Angelo Mirabella, Anna Greco e Francesca Cassone. Già da tempo, come Ugl, avevamo espresso preoccupazioni considerato che il trasferimento di una commessa altrove, in assenza di valide alternative, rendeva naturale la perdita dei livelli occupazionali.

Articoli correlati