I carabinieri della Stazione di Tremestieri Etneo (Ct), hanno applicato la misura cautelare del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati da una dona nei confronti di un 31enne del posto accusato di maltrattamenti in famiglia.

I militari sono intervenuti a seguito della richiesta d’aiuto di una giovane 23enne, madre di un bambino nato soltanto 4 mesi addietro che, per l’ennesima volta, era stata minacciata dal convivente. I Carabinieri hanno bloccato l’uomo proprio mentre si stava allontanando dalla casa condivisa con la compagna ed il figlio. All’interno dell’appartamento, poi, i militari hanno trovato la donna in compagnia della madre, entrambe piangenti e visibilmente scosse, alle quali hanno chiesto più dettagliate notizie dell’accaduto.

La vittima ha così raccontato che poco prima, sempre per futili motivi, l’uomo l’aveva per l’ennesima volta minacciata di morte impugnando una mazza da baseball in una mano ed un coltello da cucina nell’altra, oggetti effettivamente da loro rinvenuti nel salotto dell’abitazione. La donna ha così deciso di denunciare il convivente raccontando che il comportamento del compagno era cambato dopo la detenzione sofferta nel carcere di Bologna per rapina che ne ha accresciuto l’aggressività, quindi ancora di più in un successivo periodo vissuto agli arresti domiciliari durante il quale lei, nonostante tutto, non aveva mai richiesto in suo aiuto l’intervento delle forze dell’ordine.

Di recente, mentre la donna era in stato di gravidanza, il compagno si era reso artefice di un’aggressione nei suoi confronti utilizzando addirittura un bastone, con il quale le aveva provocato una contusione ad una spalla.
Dopo la nascita del bambino nello scorso mese di gennaio che il comportamento dell’uomo era diventato costantemente minaccioso. “Ti brucio, ti ammazzo per strada”, ripeteva l’uomo alla donna. “Chiama le guardie se ne sei capace … io ta fazzu finiri male, t’ammazzu, chiamali i carabinieri”.

L’aggressività dell’uomo non ha risparmiato neanche i genitori della vittima, in particolare minacciando di dar fuoco alla all’esercizio commerciale gestito dal padre o insultando la madre che cercava di difendere la figlia da così tanta rabbia, vantandosi anche, nel contempo, della propria “capacità criminale”.