Rapina la tabaccheria con la sua auto. Un enorme passo falso che gli è costato l’arresto non solo suo ma anche della compagna. La polizia è riuscita a risalire a loro grazie alla videosorveglianza che aveva immortalato anche il numero di targa del mezzo.

Chi sono

La Procura di Catania ha delegato la polizia di Stato per l’esecuzione di una misura di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip. A finire nel mirino Giovanni Caudullo, 45 anni, e Germana Giuffrida, 44 anni, per una presunta rapina commessa il 30 marzo scorso ai danni di una tabaccheria. Le indagini svolte dalla sezione reati contro il patrimonio della squadra mobile. Determinanti le analisi delle immagini, estrapolate dal sistema di videosorveglianza dell’esercizio commerciale e da altri sistemi installati in prossimità. Elementi che dimostrerebbero, secondo gli inquirenti, come entrambi gli indagati abbiano concorso nel fatto-reato.

La ricostruzione

Caudullo, con il volto coperto  da un passamontagna ed armato di una pistola, era entrato nella tabaccheria. Si era impossessato della somma di 500 euro dopo avere puntato l’arma all’indirizzo di una dipendente. L’impiegata impaurita aveva aperto la cassa. La donna invece aveva fatto da apripista. In pratica, qualche minuto prima della rapina, aveva verificato la presenza di eventuali clienti all’interno. Ha quindi lasciato aperta la porta d’ingresso per consentire al complice di agire con maggiore facilità e velocità.

Il passo falso

Le stesse telecamere hanno specificatamente ripreso la targa del veicolo con cui si presume che il 45enne era fuggito, consentendo di risalire al suo intestatario. Ed il proprietario del mezzo era proprio Caudullo. La donna invece è la convivente dell’uomo. Una volta risaliti a lui si è avuto modo di verificare che la donna che compare nelle telecamere è proprio la 43enne.

Erano già arrestati

A distanza di qualche giorno, la polizia aveva già arrestato entrambi per un’altra rapina aggravata. In realtà la coppia era tornata a rubare nello stesso esercizio commerciale. Il giudice per le indagini preliminari ha disposto per entrambi l’applicazione della misura cautelare della custodia in carcere.

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