Reddito di cittadinanza, montano le polemiche e le proteste. INPS e Ministero della Giustizia hanno siglato un protocollo che consente, dallo scorso 1° giugno, lo scambio di informazioni utili ai fini dei controlli sulla concessione e sulla revoca del Reddito di cittadinanza.
Da qui la revoca di migliaia di Rdc relativamente a condanne con sentenza passata in giudicato da meno di 10 anni.

La norma e la revoca

L’operato deriva dall’articolo 7, comma 3, del decreto-legge 28 gennaio 2019, n. 4, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 marzo 2019, n. 26, come integrato dalla legge di Bilancio 2022 (articolo 1, comma 74, legge 30 dicembre 2021, n. 234).
È stato solo allo scadere di questa mensilità che però la norma ha preso effettivamente corpo con la revoca di decine di migliaia di Rdc.

Antudo e gli sportelli per le famiglie dei detenuti

Ad opporsi è l’organizzazione regionale Antudo che tramite l’associazione Yairaiha onlus ha avviato ormai da un anno sportelli per le famiglie dei detenuti in diverse città della Sicilia.

“Norma ingiusta e vendicativa da parte dello Stato”

Fabrizio, responsabile dello sportello catanese dichiara: “Nei prossimi giorni abbiamo intenzione di impugnare un ricorso alla norma, che si palesa ingiusta, se non addirittura vendicativa da parte dello Stato” e continua: “Infatti non si capisce perché se la responsabilità penale è individuale, ad essere bloccato debba essere un sussidio che riguarda l’intero nucleo familiare”.
Ad essersi ritrovato bloccato il sussidio sono stati infatti decine di migliaia di nuclei familiari in tutto il paese. Famiglie, secondo Antudo, per la maggior parte sotto la soglia di povertà e che quindi necessitano del sussidio.

“Giustizia rieducativa o punitiva?”

“In dieci anni persino la condanna può essere stata estinta, è la nostra giustizia rieducativa o punitiva? Persino l’art.163 del codice penale ci dice che esistono in caso di condanna 5 anni di monitoraggio tramite la pena sospesa, ma di dieci anni non si parla in nessun ordinamento giuridico”, afferma Giovanni dello sportello palermitano nel quartiere della Zisa.

Il ricorso

Quello che è certo è che questa norma si inserisce tra i restringimenti attuati nell’ultimo anno all’erogazione del sussidio. Questa volta però pare esistano realmente i margini per un dietrofront, così i tre sportelli hanno avviato una raccolta di casi di revoca per procedere al ricorso.

Attivati numero verde e sportelli

Per chiunque abbia, infatti, avuto revocato il RdC e volesse fare ricorso è stato arrivato un numero verde dai tre sportelli (3893294713), o rivolgersi rispettivamente a Palermo in via Scipione di Castro 6, a Lentini in via Dei Vespri 13, e a Catania in via Villa Glori 50.

La protesta davanti al carcere di Piazza Lanza per la condizione dei detenuti

Come in altre città d’Italia, anche sotto la casa circondariale di piazza Lanza, a Catania, si sono ritrovati i familiari dei detenuti per manifestare sulle condizioni della detenzione.
Con le temperature sempre più alte di questa estate ci si domanda: “Come si può vivere in otto persone in una stanza?” E ancora: “È questa rieducazione?“ chiedono.
La richiesta è quella di intervenire sul sovraffollamento delle carceri e sulle condizioni che si vivono all’interno. Nello specifico a muovere la protesta è stata l’assenza di ventilatori all’interno della casa circondariale. Una misura adottata ormai in quasi tutte le carceri d’Italia e che ancora non attuata a Catania.
I familiari hanno protestato, con cori e interventi al megafono girando intorno alle mura del carcere, riscuotendo applausi e approvazione dalle celle.
A conclusione della protesta, la direzione dell’Istituto ha fatto sapere di star provvedendo alla risoluzione del problema.
“Torneremo in molti di più se non cambierà nulla, perché l’intervento deve essere tempestivo, e non a fine estate” concludono i familiari dei detenuti.

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