La mattina dopo la ‘bellissima nuttata’, così come l’ha battezzata Gianfranco Micciché, il centrodestra siciliano ed il M5S gongolano per il risultato del referendum e assieme chiedono anche le dimissioni del governatore Crocetta.

“Il risultato del referendum in Sicilia – dicono in una nota i deputati 5Stelle all’Ars – non è solo la bocciatura del governo Renzi, ma, soprattutto, del suo maggiore sponsor nell’isola: il governo del PD e di Rosario Crocetta. Adesso dimissioni e parola ai cittadini, c’è da rimettere una Sicilia al lavoro e non può farlo chi ha perso in maniera così sonora. Grazie di cuore a tutti i cittadini siciliani – concludono – che hanno dichiarato, con questo voto, la voglia di cambiare la nostra terra”.

Anche Forza Italia con il capogruppo a Sala d’Ercole, Marco Falcone parla di ‘desiderio di cambiamento’ e di ritrovata unità del centrodestra, ma nella sua analisi l’esponente del partito di Berlusconi non risparmia frecciate anche a quanti hanno scelto la causa del premier oggi dimissionario: “Renzi e i transfughi del centrodestra sono stati miseramente puniti. Inoltre, il plebiscito del No nella nostra terra, non indica soltanto l’insostenibilità della proposta riformatrice, ma evidenzia anche la scarsissima qualità dell’azione di governo sull’Isola, del Partito Democratico, dell’NCD e dei centristi di D’Alia”.

Salvo Pogliese, europarlamentare di Forza Italia, il parlamentare Basilio Catanoso ed il senatore Vincenzo Gibiino allargano la lente di ingrandimento sul dato referendario locale e nello specifico su Catania: “Il vento è cambiato. Se la stragrande maggioranza degli italiani ha detto no a Renzi e alla sua dannosa riforma, il dato siciliano e soprattutto catanese, con il No che stravince nell’Isola superando il 70%, ben oltre la media nazionale, e con Catania che detiene con il suo 75 per cento di No il record nazionale tra i comuni capoluogo, è un chiarissimo segnale di cui Crocetta e Bianco devono prendere atto”, dice Pogliese.

All’eurodeputato fa eco Manlio Messina, portavoce di Fratelli d’Italia nell’area etnea: “Catania registra un record. Il 75% dei catanesi ha detto no ad una riforma costituzionale bugiarda ed autoritaria, ma soprattutto ha detto no a questa politica che governa la città, c’è voglia di cambiamento nella roccaforte della Catania Pd di Bianco. E’ simbolica questa decisione popolare, ne prendano atto Bianco in primis e Crocetta a seguire, ritenuto che la Sicilia ha espresso un no forte al 70%”.

Anche #Diventerà Bellissima, il movimento di Nello Musumeci, parla di “battaglia importante” e “vittoria del popolo siciliano”.

L’ex sindaco di Catania, Raffaele Stancanelli ricorda di avere “votato no convintamente per ragioni giuridiche, ma anche per ragioni politiche, avendo Renzi personalizzato lo scontro e politicizzato la riforma costituzionale, così ha spaccato e dilaniato il Paese proprio sulla Costituzione che è la Carta che dovrebbe unire gli italiani”.

Giusi Savarino, portavoce del movimento afferma che “La netta vittoria del no in Sicilia con oltre il 71% chiude il sipario su una pessima riforma costituzionale, ma chiude il sipario anche su Crocetta, su D’Alia e i suoi “centristi per il si”, chiude il sipario sui voltagabbana protagonisti di una stagione politica sonoramente bocciata dai siciliani. Proprio ora che stavano imparando a parlare il dialetto toscano, tutti comodamente seduti in prima fila!”

Esulta anche Noi Con Salvini che nell’Isola è presente con una gruppo che fa capo al deputato Angelo Attaguile.

“Il 71,58% nella Sicilia di Crocetta e il 71,41% nella Catania dei pezzi grossi del Pd – dice il parlamentare – rappresentano un risultato davvero straordinario, chiaramente merito dell’ottima campagna d’informazione che abbiamo portato avanti con determinazione, passione e spirito di servizio assieme a Diventerà Bellissima, con Nello Musumeci in prima linea, Fratelli d’Italia e alcuni amici di Forza Italia. A differenza di Renzi e soci abbiamo puntato ad informare i cittadini sulle insidie che nascondeva la riforma costituzionale, piuttosto che a condizionarli. E siamo soddisfatti della presa di coscienza di tanti cittadini liberi”.

Il movimento Sicilia Nazione dice che “si parte da questo risultato”. Prosegue la nota: “Da oggi il nostro impegno è ridare speranza ai siciliani, per costruire una prospettiva di sviluppo, per rimuovere le macerie del governo Crocetta e dei suoi accoliti da sempre subalterni al governo nazionale, e per rivendicare l’autodeterminazione della Sicilia”.

Per il comitato dei Giuristi per il No guidato da Gaetano Armao: “La Costituzione e la libertà hanno vinto, l’approssimazione e l’arroganza hanno perso. I siciliani hanno dato un contributo straordinario esprimendo il massimo consenso in favore del NO per difendere i loro diritti contro gli abusi di una campagna referendaria che ha visto una pressione dei Governi statale e regionale senza precedenti. Prendiamo atto delle tempestive e dignitose dimissioni di Renzi, ma anche alla Regione si tenga conto del monito del popolo e si traggano le dovute conseguenze. Ripartiamo da questo risultato per rilanciare su basi nuove la nostra Sicilia”

Secondo Giuseppe Arena, presidente dell’associazione Solo Sicilia, il voto equivale a un avviso di sfratto per tutti. “Il risultato del referendum – ragiona Arena – ci consegna un dato inequivocabile: i siciliani hanno detto “no” al disinteresse della politica. Non si tratta soltanto della bocciatura del renzismo. Oggi è toccato a Matteo Renzi domani potrebbe toccare ad altri che in queste ore gioiscono. Gli elettori italiani e siciliani in particolare hanno, a mio avviso, voluto manifestare il proprio malessere, dando un sonoro ceffone al sistema partitico-politico.

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